Per leggere la parte precedente vedi il primo e il secondo post.
Un'altra realtà che abbiamo
deciso di aiutare è stata quella di At-Tuwani, un villaggio tra le
colline a sud di Hebron (South Hebron Hills). Abbiamo consegnato
800 euro al responsabile del villaggio, Hafez Huraini, che avevamo già
conosciuto ad un meeting di Pax Christi a Firenze tre anni fa. Il contributo
servirà alla gestione collettiva del villaggio, per le spese di carburante e le
iniziative pubbliche.
Con le sue poche centinaia
di abitanti, At-Tuwani è il punto di riferimento per una decina di paesini
dell'area. Da poco meno di un anno (dopo il passaggio di Tony Blair a capo del
Quartetto) il villaggio è stato allacciato alla corrente elettrica, ha un
ambulatorio che funziona una volta la settimana e l'unica scuola elementare
nell'arco di varie decine di km.
Durante gli anni '80
accanto ad At-Tuwani sono comparse le prime roulotte israeliane, che con il
passare del tempo sono diventate villette a schiera, fondando così di fatto
l'insediamento di Ma'on. Questo genere di concentrazioni urbane
in quest'area sono vietate dalla legge internazionale e anche, per quel che
concerne l'installazione di roulotte, dalla stessa legge israeliana. I
residenti di Ma'on sono ebrei ortodossi riconducibili a gruppi di estrema destra:
basano sulla Bibbia la loro presenza sul territorio rivendicando la terra come
propria, in quanto Dio la donò al popolo israeliano! La convivenza tra
israeliani e palestinesi è stata fin da subito molto difficile, i primi forti
dell'appoggio statale e militare, hanno iniziato a coltivare la terra di
proprietà dei pastori del villaggio palestinese e ben presto sono iniziate le
violenze. In un primo periodo i coloni attaccavano i pastori che si
avvicinavano troppo all'insediamento, poi il bersaglio sono diventati i bambini
palestinesi durante il percorso da casa a scuola. Violenze che perdurano
tutt'oggi. Vi consigliamo di ascoltare l'intervista ad Hafez ad un meeting a
Rimini digitando su youtube 'da tuwani a rimini intervista ad hafez'
sottotitolata in italiano, per ascoltare dalla sua voce il racconto della
situazione.
Infine abbiamo visitato
alcune comunità beduine della Valle del Giordano e abbiamo potuto
vedere la situazione di quell'area confinante con la Giordania, che secondo
tutti gli accordi e secondo le decisioni dell'ONU avrebbe dovuto essere
Palestina, ma che oggi è occupata dalle grandi piantagioni (un milione di
alberi da dattero cui, secondo il progetto, si dovrebbero aggiungere ulteriori
tre milioni) e dagli insediamenti coloniali. Per noi un vero shock, la peggiore
di tutte le situazioni che in questi anni abbiamo visto e attraversato nei
Territori Occupati.
I proprietari terrieri
palestinesi che coltivavano il granaio della Valle del Giordano provenivano in
maggioranza dalla città di Nablus, ma nel 1967 questa terra è stata occupata ed
i legittimi proprietari semplicemente furono espulsi dalle loro attività, senza
alcun risarcimento. I residenti invece, ossia le comunità beduine sono state
ridotte all' osso, attraverso un processo di espulsioni e da 300.000 residenti
nel 1967 siamo oggi a quota 56.000.
Dal 1967 ad oggi, il
governo israeliano ha favorito la costruzione delle colonie che attualmente
occupano il 50% dell'area, mentre il 44% del territorio è stato dichiarato zona
militare ('Firing Zone '), mentre ai palestinesi resta un misero 6%.
L'amministrazione civile israeliana emette gli ordini di demolizione,
requisisce le risorse idriche, confisca i serbatoi per l'accumulo dell'acqua,
avvia i procedimenti legali per depredare le comunità beduine del poco che è
rimasto. Un terzo delle risorse idriche di tutta la Cisgiordania sono
nella Valle del Giordano ed i palestinesi la sentono scorrere sotto i propri
piedi e non possono berla.
L'attività agricola degli insediamenti viene gestita da grandi aziende multinazionali, da qui si esportano datteri in tutto il mondo. Agrexo, la società che recentemente è stata messa in liquidazione sotto il mirino delle campagne di boicottaggio, in realtà ha sofferto sì della campagna BDS ma anche dell'apertura al libero mercato decretata dai governi di destra che ha infranto il monopolio che deteneva, cosicché altre aziende sono entrate nello sfruttamento dell' area. Se pensiamo che molti di questi poveri beduini al mattino si mettono in fila davanti al cancello di ingresso degli insediamenti in cerca di una giornata di lavoro in nero e sottopagati, per poi ritornare nel loro villaggio a pochi km. senza acqua e a volte sotto il coprifuoco stabilito dall'esercito, credetemi viene da piangere.
Anche nella Valle del Giordano
si sono formati comitati popolari non violenti, di lotta e di resistenza
all'occupazione e sempre più l'attività degli internazionali si rivolge verso la Jordan Valley.
Vi consigliamo di visitare
il sito Jordan Valley Solidarity, sempre aggiornato su tutti gli avvenimenti.
In conclusione, le situazioni che meritano il nostro aiuto sono innumerevoli ma abbiamo selezionato il Melquita Center, il villaggio di At-Tuwani, il progetto di adozioni a distanza di Tulkarem ed il Freedom Theatre. Ringraziamo ancora l'Assessorato alla pace di Vicenza, i sostenitori privati ed i soci di Salaam Vicenza, che con le svariate attività di cineforum, iniziative e Festambiente hanno permesso gli aiuti arrivassero a destinazione.
Di molti altri incontri e
luoghi non abbiamo parlato ma anch’essi meriterebbero di essere trattati, come
la situazione della città vecchia di Hebron e ciò che sta avvenendo a ShuhadaStreet, come l'incontro degli ex–soldati dell' IDF dell'Associazione Breaking the silence, oppure i deputati di Hamas di Gerusalemme che ancor'oggi
vivono dentro la Croce
Rossa Internazionale poiché, dopo essere stati regolarmente
eletti, Israele ha emesso un ordine di espulsione, oppure le proteste dei
comitati di resistenza nei villaggi a ridosso del Muro come Bi'lin.
Ma il racconto si farebbe ancora più lungo, chi fosse interessato a saperne di
più non esiti a scriverci.