Continua il racconto di viaggio di Michela e Mauro. Per la prima parte vedi il precedente post.
2. Ma l'incontro che più ci ha
emozionati è stato al Freedom Theater di Juliano Mer Khamis nel
campo profughi di JENIN.
Juliano, il suo fondatore,
è stato purtroppo assassinato il 4 aprile 2011 - pochi giorni prima del nostro
Vittorio Arrigoni - mentre con la sua auto faceva ritorno a casa dopo aver
svolto la sua attività al teatro, da mani ancora non note ma si teme il peggio,
ossia che si tratti del gruppo islamico salafita che ha il controllo del campo.
Al teatro abbiamo
incontrato l'altra persona importante del teatro, ossia Zakaria Zubeidi, quasi
unico superstite alle vicissitudini del campo del gruppo dei bambini di Arna,
la madre di Juliano che per prima aveva fondato l'attività teatrale a Jenin.
Zakaria, ora un uomo di 35 anni noto alle cronache di tutto il mondo per essere
stato il leader della resistenza nel campo profughi di Jenin durante i tragici
avvenimenti del 2002, affiliato alle Brigate Martiri di Al-Aqsa il braccio
armato del partito Al Fatah, ha deposto le armi e lotta contro l'occupazione
israeliana con il metodo nonviolento della cultura e del teatro. Nel 2002 ha visto morire metà
componenti della propria famiglia e moltissimi amici cresciuti con lui al
teatro di Arna.
Ma al Freedom Theatre di
Juliano c'è qualcosa di più profondo della lotta contro l'occupazione militare,
la lotta di questi giovani è anche contro la cultura conservatrice autoctona.
Religione e famiglia sono le istituzioni che comandano e che non danno nessuna chance
all'emancipazione dei giovani, ancor oggi le famiglie impongono il matrimonio
combinato spesso consanguineo sia ai figli maschi che, soprattutto, alle figlie
femmine che continuano ad essere segregate in ambiti soltanto casalinghi (prole
e fornelli come si dice!).
Al Teatro si insegna ai
giovani, ragazze e ragazzi, ad aspirare alla libertà e all'emancipazione a 360°,
ma portare la rivoluzione illuminista a Jenin non è cosa facile. Forse
per questo motivo Juliano è stato ucciso, noi comunque come Salaam abbiamo
versato al Teatro un contributo di 500 euro per l'impegno e per le lodevoli
attività. Vi consigliamo di visitare il loro sito e guardarvi i promo degli
spettacoli ve ne renderete conto.
Il giorno seguente siamo
andati al campo profughi di TULKAREM dove ci aspettava Mahmoud,
il nostro referente locale per le adozioni a distanza.
Mahmoud ci ha organizzato
un incontro a casa sua con le quattro famiglie dei bambini del campo profughi, che con
il contributo del Comune di Vicenza e con le donazioni dei privati siamo
riusciti ad aiutare anche quest'anno.
Abbiamo consegnato 350 euro
ad ogni famiglia, un contributo maggiore di ciò che eroga l'Autorità Nazionale
Palestinese quale forma di sostegno ai profughi.
Il nostro contributo serve
soprattutto al sostegno scolastico dei bambini ed al sostentamento in generale
di queste famiglie, ancora troppo numerose a causa della condizione di
sottosviluppo economico accompagnato al sottosviluppo culturale in cui vivono i
rifugiati, che in Cisgiordania rappresentano circa il 30 – 35 % della
popolazione mentre nella Striscia di Gaza si arriva oltre il 50 %.
Qui di seguito vi
forniamo qualche informazione per ogni bambina o bambino e famiglia che abbiamo aiutato.
Ibrahim ha 11 anni e frequenta la quinta elementare nella
scuola dell' UNRWA (l’Agenzia Onu per i rifugiati) del campo profughi.
Il nucleo famigliare è
composto di cinque persone, madre, padre e tre figli. Il padre è disoccupato da
sempre poiché è nato con una malformazione ed è sordomuto. La madre ha lavorato
in una fattoria come contadina, ma a causa di un incidente sul lavoro è stata
ricoverata ed ora si trova in stato di disoccupazione, inoltre avrebbe bisogno
di ulteriori cure sanitarie che la famiglia non è minimamente in grado di
sostenere economicamente.
Sono aiutati
trimestralmente dall' UNRWA con razioni alimentari, ma complessivamente tutta
la famiglia versa in cattive condizioni di salute, non solo il padre e la madre
ma anche il primo figlio nato asmatico e che non è seguito adeguatamente da un
punto di vista sanitario.
Mohammad ha 10 anni e frequenta la quarta elementare nella
scuola dell' UNRWA.
E’ il è il più piccolo
della famiglia, composta dalla madre, dal padre, da due sorelle e un fratello.
La famiglia avendo
acquisito il titolo di rifugiati viene aiutata dall' Unrwa con razionamento di
cibo ogni tre mesi e viene aiutata con piccole somme mensili dall' Autorità
Nazionale Palestinese. Il capo famiglia è ammalato allo stomaco e non esercita
nessuna attività lavorativa, la madre casalinga è analfabeta.
Il bambino ha avuto di recente
la scabbia, dovuta alle condizioni igienico – sanitarie generali in cui le
persone vivono nel campo profughi, ma è stato curato nonostante le grosse
difficoltà per la famiglia di mantenere adeguatamente i figli.
Raja frequenta l'asilo del campo profughi, ha cinque
anni.
Il nucleo famigliare è
composto da cinque persone: il padre di 28 anni, la madre di 20 e tre bambine. Vivono
in una casa in affitto nel campo assieme ai nonni. Il padre è disoccupato, è in
cerca di qualsiasi lavoro ma a tutt'oggi non l’ha trovato.
La famiglia è aiutata dall
'UNRWA trimestralmente con razionamento di cibo e dall' Autorità Nazionale
Palestinese con piccole somme di denaro.
Aya, di 11 anni, frequenta le sesta classe delle scuole
primarie in una scuola dell'Autorità Nazionale Palestinese.
La famiglia è di 11
componenti, madre, padre, cinque figli e quattro figlie.
Il padre attualmente è
detenuto in un carcere israeliano, accusato di reato di clandestinità. E' stato
catturato dall'esercito perché aveva tentato di entrare in Israele senza
permesso in cerca di lavoro, questo per cinque volte ma l'ultima gli è
risultata fatale. E' stato condannato ad un anno di reclusione.
La madre ha problemi di
salute poiché, oltre ad essere asmatica dalla nascita, ha anche gravi problemi
vasco–circolatori.
Soltanto il primo figlio
maschio di anni 27 risulta occupato, lavora presso un caffè shop nella città di
Tulkarem e percepisce uno stipendio di circa 200 euro mensili con il quale
aiuta tutta la famiglia.
Inoltre la famiglia viene
aiutata trimestralmente dall'UNRWA e dall' Autorità Nazionale Palestinese con
razionamento di cibo e piccole somme di denaro che non bastano comunque a
soddisfare i bisogni di tutto il nucleo.
Per il medesimo scopo
abbiamo aiutato il CENTRO MELCHITA di RAMALLAH gestito dalla
splendida vicentina Resi che vive a Ramallah dal 1967, laica di appartenenza
melchita (cristiani cattolici d'oriente). Presso il Centro abbiamo acquistato 550
euro di ricami da vendere in Italia, confezionati da donne palestinesi che
frequentano il Centro; il ricavo della vendita di questi manufatti spesso è l’unica
fonte di sostentamento per le loro famiglie.
(continua ... )