24 aprile 2009

Destinazione del 5 per mille a Salaam


SALAAM RAGAZZI DELL’OLIVO- COMITATO DI MILANO - ONLUS
ha presentato alla Agenzia delle Entrate la domanda per l’iscrizione per l’anno 2009 nell’apposito elenco delle associazioni destinatarie del 5 per mille, che consente ai contribuenti di destinare a favore delle Onlus (o altre Associazioni, Enti, Fondazioni) una frazione delle imposte sui redditi prodotti nel 2008.
Come Comitato di Vicenza vi invitiamo a devolvere il 5 per mille a Salaam di Milano, in sostegno ai progetti di solidarietà con l’infanzia e la popolazione palestinese.

Il codice fiscale di SALAAM RAGAZZI DELL’OLIVO - COMITATO DI MILANO - ONLUS, da indicare nella dichiarazione dei redditi è il seguente:
97130360155

16 aprile 2009

Presentazione del libro 'La maschera dell'altro'


Martedì 21 aprile alle ore 18,00

presso la Libreria Galla - Corso Palladio, 11 - Vicenza


Michele Di Cintio

presenta

LA MASCHERA DELL'ALTRO

Intervengono

Marco MASCIA e Antonio PAPISCA

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INGRESSO LIBERO

Il libro è un’approfondita analisi della complessità sociale dal punto di vista storico antropologico, dove i diritti umani rappresentano il sicuro aggancio etico-normativo alla prassi quotidiana, in particolare a quella educativa, in un’ottica di accettazione e confronto delle diversità esistenti. Il dialogo interculturale diviene così obiettivo primario, insieme all’elaborazione di un’etica universale condivisa, per riconoscere nella storia universale la pluralità dei percorsi e la co-responsabilità di ciascuno. È il rimando all’alterità, in particolare alla “maschera” con cui l’altro si pone in relazione con me, che permette di riflettere sugli stereotipi sui quali spesso fondiamo il confronto, per superarli.

Il prof. Michele Di Cintio, già Ispettore Tecnico presso l’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto, è studioso molto conosciuto, ed apprezzato, fra gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado della nostra Regione, per l’impegno con cui si è distinto, nella sua veste istituzionale, nella promozione dell’educazione ai diritti umani e alla cittadinanza europea, in collaborazione con il Centro Interdipartimentale di ricerca e servizi sui diritti della persona e dei popoli dell’Università di Padova.

08 aprile 2009

Le tragedie di Pasqua


A titolo personale propongo una riflessione che, per chi crede, può servire come memoria e annuncio della Pasqua. Un augurio a tutti.
Claudio

In questi giorni abbiamo guardato, angosciati e sconvolti, le immagini delle devastazioni e delle vittime causate dal terremoto, abbiamo sentito entrare in noi la disperazione dei sopravvissuti e delle famiglie colpite dalla tragedia, forse abbiamo concorso con le nostre disponibilità a far fronte alle necessità che improvvisamente si sono create.

Con una stretta al cuore, di fronte a tutto questo, ho ripensato ad immagini simili che solo pochi mesi fa, seppure molto dosate per non offendere i nostri sentimenti, provenivano da Gaza, dove le vittime sono state oltre 1300, soprattutto giovani, donne e bambini, dove le distruzioni non sono state di minore intensità, dove la sofferenza dei sopravvissuti permane senza poter essere lenita, ma oggi sepolta dalla disattenzione dei media.

Due tragedie non sono mai confrontabili tra di loro, la sofferenza non ha un’unità di misura. Ma lasciatemi ricordare di che cosa – rispetto alla situazione italiana - sono state private le vittime di Gaza.

Anzitutto del diritto di far partecipi del proprio dramma. Agli organi di stampa locali e internazionali è stato fatto divieto assoluto di entrare, riprendere, comunicare. Ricorderete che i servizi erano sempre trasmessi dall’esterno della Striscia e per lo più riportavano i comunicati dell’esercito israeliano.

Poi della giustizia, perché sulle vittime di Gaza è gravato e grava il sospetto, incessantemente insinuato ed alimentato, che in qualche modo siano stati conniventi con le scelte politiche e militari del loro governo. Che donne e bambini, insieme con tutta la popolazione palestinese, siano comunque stati puniti perché responsabili di una colpa collettiva.

Le vittime di Gaza sono anche private della solidarietà concreta. Anzitutto di quella dei loro connazionali, che non hanno potuto accorrere a ricercare ed aiutare i loro cari, né i superstiti hanno potuto abbandonare l’inferno. E poi per andare dove, accolti da chi?
In secondo luogo sono state private della solidarietà internazionale. Mentre i potenti della terra discutono su come e a chi affidare le risorse per la ricostruzione, ingenti aiuti umanitari sono tuttora bloccati al confine egiziano e marciscono alle porte del bantustan che rimane più blindato di prima.

Se appartiene alla natura umana il dimenticare, nel caso di Gaza sembra sia in corso un’azione complessiva per far dimenticare e seppellire una popolazione ancor viva sotto le sue macerie.

La memoria della Pasqua è, per un credente, l’annuncio che la morte può essere vinta, anche la morte della coscienza e della fiducia. Nel vangelo la Pasqua non è descritta come un giorno di festa, ma come inizio di una nuova consapevolezza e di un rinnovato impegno.

06 aprile 2009

Palestina, a che punto è la notte?


La Sinistra Italiana propone una serie di seminari, che si terranno nei sabati 18 aprile, 23 maggio, 13 giugno e 20 giugno, tutti presso la sala conferenze dell'Albergo San Raffaele di Vicenza, in viale X giugno 10 (Monte Berico) con inizio alle ore 14.45 e conclusione alle ore 19.00.

Sabato 18 aprile

Pace e disarmo, diritti irrinunciabili
Presiede: Michela Chimetto.
Moni Ovadia aprirà l'incontro con un video.

Palestina, a che punto è la notte?
Relatore: Alì Rashid, deputato palestinese eletto in Italia.
Relatore: Ronit Dovrat, vice presidente israeliana dell'Ass. ZAIT U ZZ'ATAR Palestinesi ed Israeliani residenti in Italia.

Analisi delle Istituzioni e degli Organismi internazionali: una riforma auspicata.
Relatore: Massimiliano Trentin, ricercatore e storico delle relazioni internazionali presso l'Univ. di Padova.

Disarmo e insediamenti bellici. Vicenza città militarizzata o di pace?
Relatore: Elettra Deiana, Associazione nazionale per la Sinistra.

Intervengono: Danilo Andriollo, Segreteria CGIL Vicenza
Giancarlo Albera, Coordinamento dei comitati "No dal Molin".
Partecipano: Vauro Senesi, giornalista e vignettista di "Anno Zero".

La partecipazione è libera - tutti sono invitati

Mostra fotografica a Schio: 'Studenti sotto occupazione'


L'Associazione per la Pace di Schio

propone una mostra fotografica (60 foto) realizzata da studenti palestinesi, con lo scopo di sensibilizzare la popolazione, in particolare i giovani, al diritto allo studio in una zona di forte conflittualità.

Nell'ambito della campagnaProgetto Fotografico per il Diritto all'Istruzione”, un gruppo di studenti provenienti da due Università della Cisgiordania (l'Università Birzeit di Ramallah e l'Università Al-Najah di Nablus) si sono riuniti, a partire dall'estate del 2005, per lavorare al Progetto Fotografico “Diritto all'Istruzione”, con lo scopo di documentare artisticamente la vita degli studenti palestinesi e gli ostacoli imposti dall'occupazione militare in Palestina nel portare a termine il proprio percorso scolastico.

Con i loro scatti, guidati dal fotografo documentarista sociale Carlos Reyes-Manzo (la foto in testa è sua), gli studenti hanno dimostrato come sia possibile catturare ciò che avviene nella realtà quotidiana - politicamente e socialmente - in forma artistica.

Oltre a documentare i maggiori ostacoli al proseguimento dell'istruzione nella Palestina occupata - molestie e arresti di studenti da parte dei soldati israeliani insieme alla lotta quotidiana per raggiungere scuole e università sotto un regime di checkpoint militari - i fotografi si sono soffermati anche su alcuni degli aspetti meno evidenti della vita degli studenti sotto occupazione, toccando svariati temi quali l'isolamento, la povertà, la resistenza, i compagni assenti, le barriere militari, gli studenti arrestati e la determinazione nello studio.

La mostra è stata già allestita in numerose città riscuotendo interesse e consensi. E' prevista anche la proiezione di DVD ed un incontro introduttivo.

L'iniziativa è rivolta in modo particolare ai giovani e agli studenti.

La mostra è aperta dal 18 al 26 aprile
nella Sala mostre del Palazzo Toaldi Capra di Schio
dal lunedì al venerdì
h. 16.30 – 19.30
il sabato e la domenica h. 10.00-12.00
e 16.30 –19.30

La mostra sarà inaugurata sabato 18 aprile alle ore 18.00. Sará presente Bassima Awad presidente dell’Associazione Palestinese Al Quds di Padova. Degustazione di tè alla menta, caffè al cardamomo e dolci arabi.

Venerdì 24 aprile alle ore 20.30 nella Sala superiore di Palazzo Toaldi–Capra vi sarà un incontro con Jamil Gharaba e la proiezione testimonianze su Gaza .

La Mostra potrá essere visitata da classi di studenti su prenotazione (cell.Odilla 338 6098247) al mattino con la presenza di Fidè, una studentessa palestinese di Hebron, che illustrerà le foto esposte.

05 aprile 2009

Chiediamo la sospensione dell'accordo militare Italia-Israele























L'art. 11 della Costituzione italiana ripudia la guerra. La legge 185 vieta la fornitura di armi a paesi belligeranti.

Action for Peace propone di inviare una valanga di email per esigere la sospensione dell'accordo di cooperazione militare Italia-Israele!

Con un clic qui, entri nel sito di Action for Peace per leggere il testo della email ai Ministri della Difesa e degli Affari Esteri, ai Presidenti di Camera e Senato e ai Presidenti delle Commissioni Difesa e Affari Esteri.

L'accordo va sospeso finché la politica israeliana non rispetterà le libertà fondamentali e i diritti umani della popolazione palestinese; finché violerà il diritto internazionale e finché non avvierà realmente una politica di pace!

Action for Peace è una rete pacifista, di associazioni, organizzazioni, donne e uomini che si battono per una pace giusta in Palestina/Israele.
Sul suo sito trovi ulteriori informazioni e iniziative

01 aprile 2009

NON DIMENTICHI! - Lettera a Papa Benedetto XVI

Abbiamo ricevuto da Pax Christi la richiesta di pubblicare questo appello, in previsione della visita di Benedetto XVI in Terrasanta. La proponiamo all'attenzione dei lettori del blog, con l'invito a firmarla (cliccando sul banner scorrevole qui sopra)

Carissimo Saidna, siamo sacerdoti, religiose, religiosi e laici che amano la Terra santa.
La comunione di fede e di fraterna amicizia che ci lega ai cristiani e alle comunità della terra del Santo, ci spinge a scriverLe questa lettera nel giorno in cui ha annunciato il Suo viaggio pastorale con il desiderio forte di “pregare per l’unità e per la pace”.
La visita del Santo Padre alle Chiese locali in ogni parte della terra è sempre evento di Grazia per confermare nella fede, accogliere nella carità e incoraggiare nella speranza i fedeli delle parrocchie e delle diocesi. Per questo vogliamo esprimerLe la nostra preoccupazione per il grado di prostrazione, umiliazione e oppressione che i cristiani, in quanto palestinesi, vivono da decenni soprattutto nei Territori occupati.

Al Santo Padre che viene a confermare nella fede noi, ripetutamente pellegrini nelle comunità cristiane di Terra santa, confermiamo che la fede di questi nostri fratelli è duramente provata da indescrivibili sofferenze.
Al Santo Padre che viene per accogliere nella carità noi, che sperimentiamo la loro straordinaria ospitalità, attestiamo l’evangelica logica di nonviolenza che i palestinesi esercitano ogni giorno nei più di seicento check-point che frantumano le loro esistenze personali e familiari.
Al Santo Padre che viene a incoraggiare nella speranza noi, che tragicamente ne prendiamo atto ogni volta di più, ripetiamo che i nostri cristiani la stanno perdendo giorno dopo giorno, logorati dalla disperazione di una vita senza dignità e senza orizzonti di pace.

Santità, con questa lettera ci facciamo portatori della richiesta di tante sorelle e fratelli desiderosi di incontrarLa e di essere ascoltati perché, anche se fin dai tempi di Gesù la vocazione dei cristiani è stata quella del “piccolo gregge”, la tragedia della loro crescente emigrazione a causa delle conseguenze dell’occupazione militare e del soffocamento economico, preoccupa non solo per la sua riduzione a meno del 2% della popolazione, ma anche perché in occidente è sempre più ricorrente la falsa interpretazione di questa diminuzione a causa di una presunta “persecuzione” da parte dei fratelli musulmani. Ma i nostri preti di Terra santa ci ribattono che non è questa la realtà dei fatti e, insieme ai loro fedeli, insistono con ancor più vigore e apprensione: “Non abbandonateci! Interessatevi di noi e della nostra vita strangolata dal sistema di permessi e restrizioni militari, espropriata, come la nostra terra natia, murata viva da quel muro illegale e immorale”.

Noi ben conosciamo quanta ingiustizia deve sopportare il popolo palestinese, e in esso i cristiani, per la perversa opera distruttiva del sistema di occupazione militare che soffoca le esistenze e le aspirazioni basilari di sopravvivenza dignitosa nella loro terra, con l’ininterrotta colonizzazione, la distruzione delle case, l’abbattimento degli ulivi e la disgregazione della vita sociale ed economica delle comunità arabe, cristiane e musulmane.
Questa non è la via per garantire sicurezza e portare pace.

Lei ben conosce le conseguenze del muro di apartheid che è stato costruito per più di settecento chilometri, non sul confine della Linea Verde del 1967, ma in gran parte dentro i Territori Palestinesi per rubare terre, sorgenti d’acqua e risorse. Questo “muro di distruzione” - come lo chiama il Patriarca emerito Sabbah - è la negazione di ogni possibile conoscenza e fiducia reciproca tra israeliani e palestinesi.
Per questo Giovanni Paolo II amplificava la condanna inequivocabile della Corte de L’Aja e dell’Assemblea generale dell’Onu con la sua magnifica, lapidaria e nel contempo amara considerazione: “Non di muri ha bisogno la Terra santa, ma di ponti!”.

Lei conosce il dolore di quei sacerdoti che faticano ad ottenere il visto dalle autorità militari israeliane. Trattati alla stregua di terroristi, non possono lasciare le parrocchie per andare in Patriarcato a Gerusalemme o per pregare nei luoghi santi e, a volte per anni, non riescono a far visita ai loro genitori -talvolta neppure il giorno del loro funerale- pena il rischio che venga loro negato il rientro nel luogo del ministero.

Santità, con la Sua parola, Lei potrà aiutare anche tutti i pellegrini di ogni parte del mondo a ripensare le modalità del pellegrinaggio: insieme alla preghiera nei luoghi santi è necessario mettere in programma l’incontro e l’ascolto delle “pietre vive”, le comunità che da due millenni qui custodiscono la presenza cristiana.
Ci aiuti Santità a rispondere all’appello del Patriarca di Gerusalemme Mons. Twal: “Vi siamo riconoscenti per gli aiuti concreti che non fate mancare alla Chiesa di Terra Santa ma non dimenticatevi che abbiamo bisogno di giustizia e di pace!”. Ci aiuti a compiere pellegrinaggi che aprano il cuore al dolore e alla paura che segnano la vita di questi popoli spalancando gli occhi sulle ingiustizie di cui milioni di esseri umani sono vittime quotidiane.

Santità siamo consapevoli che tanti, troppi villaggi desidereranno la Sua presenza; comprendiamo l’impossibilità di visitare tutta la Terra santa, ma siamo anche certi che tanti cristiani non avranno il permesso delle autorità militari israeliane per venire ad incontrarLa, così come non possono mai recarsi a Betlemme o a Gerusalemme per pregare.
Tutti loro attendono una parola di conforto di fronte a questa palese ingiustizia confidando nella Sua preghiera.
Non li dimentichi!
Non dimentichi Santità di onorare la memoria delle migliaia di ulivi strappati alla terra e alle famiglie cristiane di Aboud e concentrati simbolicamente nell’ambone della chiesa parrocchiale: un tronco abbattuto dalle ruspe, da cui risuona ad ogni Eucarestia la Parola che rende veramente liberi.
Non dimentichi Santità i nostri cristiani di Gaza. Siamo consapevoli di quanto sia difficile rispondere all’appello del parroco di andare a visitare la loro comunità, dopo il massacro che solo qualche settimane fa si è abbattuto sulla Striscia, mostruoso come la pioggia infuocata di bombe e di morte che ha ucciso insieme a 1500 persone, tra cui più di 400 bambini, le speranze di sopravvivenza di un popolo stremato da anni di embargo e prigionia.

Non dimentichi Santità che ogni venerdì dal 1 marzo 2004 ci sono suore, preti e laici che pregano il rosario sotto il muro che divide Betlemme da Gerusalemme, invocando il dono della pace e della giustizia per permettere ai due popoli di riprendere a vivere insieme sulla stessa terra.

Santità, Le chiediamo di far Sue le aspettative dei cristiani e di tutti gli uomini alla giustizia, alla dignità umana, alla pace giusta dopo tanta oppressione.
Dal pulpito di Betlemme le Sue parole chiare e coraggiose potranno aiutare Israele e l’Autorità palestinese a riconoscere le reciproche responsabilità.
Non è più questo il tempo di parlare di “processo di pace”. Questa è l’ora della pace. L’ora di restituire la libertà ai prigionieri, la terra ai proprietari, la sicurezza a tutti. Betlemme, 8 marzo 2009 II Domenica di Quaresima, Domenica della Trasfigurazione del Signore

LE FIRME DEI SACERDOTI, RELIGIOSE, RELIGIOSI E LAICI CHE CONDIVIDONO QUESTA LETTERA VERRANNO CONSEGNATE A PAPA BENEDETTO XVI IL 10 APRILE, VENERDI SANTO, TRADIZIONALE GIORNATA DI PREGHIERA E SOLIDARIETA’ CON LA CHIESA DI TERRA SANTA.

Primi firmatari sono i pellegrini che hanno partecipato, insieme ai cristiani di Betlemme, alla giornata di preghiera e sensibilizzazione Un Ponte per Betlemme 2009:

don Nandino Capovilla, Venezia e altri