25 maggio 2024

25 Maggio: prima Giornata Mondiale dei Bambini

 

"PIETÀ PER I BAMBINI DI RAFAH"

di ANTONIO SCURATI

L’incursione delle forze israeliane a Rafah mette a rischio la vita di seicentomila minori. Dall’inizio dell’escalation più di metà della popolazione di Gaza si è, infatti, rifugiata a Rafah. Emettendo un ordine di trasferimento forzato, in assenza di un piano di evacuazione che garantisca la continuazione degli aiuti umanitari, il governo di Israele sta, di fatto, condannando molti di quei bambini alla denutrizione, alla malattia, in non pochi casi alla morte.

«Nella periferia di Rafah abbiamo visto scene di caos — dichiara Rachael Cummings di Save the Children, testimone dell’esodo forzato verso Al-Mawasi — c’erano bambini che cercavano disperatamente di correre e di stare al passo con gli adulti… fa caldo, ci sono mosche ovunque. Non è sicuro, non è pulito, ma la gente continua a venire perché crede di lasciarsi alle spalle qualcosa di ancora peggiore. I bambini sono ovunque. Sono smarriti, sono sconvolti».

Il prossimo 25 maggio a Roma si terrà la prima Giornata Mondiale dei Bambini promossa da Papa Francesco. Con che cuore vedremo in televisione i nostri bambini cantare il gioioso inno composto appositamente per loro da Monsignor Frisina sapendo che i loro coetanei a Rafah si trascinano nella polvere e nel sangue?

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Poche decisioni sono più difficili di abbandonare un ospedale, ma è quello che siamo stati costretti a fare in questi giorni, per la dodicesima volta, a Gaza.
L’ospedale da campo indonesiano di Rafah non era più sicuro. Là fornivamo assistenza post-operatoria ai feriti di guerra, medicazioni e fisioterapia: 60 posti letto, circa 35 interventi a settimana in sala operatoria e circa 130 consultazioni al giorno. Ora basta. Tutto finito. Abbiamo trasferito i pazienti in altre strutture. Nel frattempo siamo tornati all'ospedale Nasser di Khan Younis. Una bella notizia. Lo avevamo lasciato a metà febbraio dopo che una granata aveva colpito il reparto di ortopedia e le forze israeliane avevano ordinato l'evacuazione della struttura prima di fare irruzione.
Attaccano le strutture sanitarie, ci ordinano di evacuare. Noi ci spostiamo, apriamo altri presidi sanitari, pratichiamo quella che potremmo chiamare resistenza umanitaria.  La situazione è drammatica. Lavoriamo senza sosta, personale palestinese e internazionale, gomito a gomito per salvare vite umane. Tra loro Martina Marchiò, un'infermiera italiana che ci ha fatto arrivare questa testimonianza che ti invito a vedere, perché so che a resistere non siamo soli e che posso contare anche su di te.

Stefano Di Carlo
Direttore Generale di MSF Italia