Diciamo a Mike Pompeo: "Gli insediamenti israeliani violano le leggi internazionali!"
Giorni fa Mike Pompeo, Segretario di
Stato USA, ha dichiarato che gli Stati Uniti non considerano più le
colonie israeliane in Cisgiordania illegittime, ossia contrarie al
diritto internazionale. Qualche ora dopo il premier israeliano Benjamin
Netanyahu ha approvato il disegno di legge che permetterà a Israele di
annettersi la Valle del Giordano, adempiendo a una promessa già
manifestata durante la recente campagna elettorale.
Ma la storia ci ricorda che ...
Nel 1947 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la Risoluzione n. 181 del 29
novembre, aveva decretato la divisione della Palestina in due Stati, prevedendo uno status speciale per la città di
Gerusalemme. Da allora le Nazioni Unite sono intervenute più volte mediante numerose e importanti Risoluzioni, come quelle n. 242 del
22 novembre 1967, n. 338 del 22 ottobre 1973 e n. 465 del 1° marzo
1980, che ancora oggi costituiscono la via maestra per ogni
possibile percorso di pace.
Infine è intervenuta la Corte
Internazionale di Giustizia che ha pronunciato delle parole definitive
sullo status giuridico dei territori occupati da Israele a seguito della
guerra dei sei giorni. La Corte è la bocca del diritto
internazionale: essa ci dice cosa è legale e cosa è illegale
nell’ordinamento internazionale. Con la sentenza del 9 luglio 2004
la Corte ha ribadito che tutti i territori che si trovano al di là della
linea verde (la linea di armistizio del 1949), ivi compresa la zona Est
di Gerusalemme, sono territori occupati a seguito di un conflitto
bellico e che Israele è una Potenza occupante, come tale vincolata,
nell’amministrazione dei territori occupati, al rispetto delle
obbligazioni derivanti dal diritto dei conflitti armati.
Insediamenti israeliani su territorio palestinese
Due sono le conseguenze fondamentali emerse dal riconoscimento dello statuto giuridico dei territori
occupati.
La prima è che il popolo palestinese è titolare di un diritto
all’autodeterminazione, che deve essere attuato, ovviamente, con mezzi
pacifici, ma non deve essere pregiudicato con modifiche del territorio e
della sua composizione demografica, realizzate attraverso la politica
dei “fatti compiuti”.
La seconda è che, nell’amministrazione dei
territori occupati, la Potenza occupante deve rispettare le Convenzioni
internazionali, ivi compresa la IV Convenzione di Ginevra, che
esplicitamente vieta alla Potenza occupante di trasferire una parte
della propria popolazione nei territori occupati (art. 49). La Corte
quindi riconosce che gli insediamenti dei coloni nei territori occupati
sono illegali in quanto costituiscono una “flagrante violazione” della
IV Convenzione di Ginevra.
... e quindi?
Allorché il portavoce di Trump dichiara
che le colonie non sono più illegali, in realtà demolisce il diritto
internazionale e legittima la legge della giungla nelle relazioni
internazionali, mandando in esilio il diritto.
La questione va al di là del caso
specifico: attraverso queste condotte si rinnega l’ordine giuridico
costruito dopo la seconda guerra mondiale, fondato sul presupposto che la
pace si raggiunge attraverso il diritto. Demolire la trama, pur esile,
del diritto e delle Convenzioni che regolano le relazioni internazionali
significa precipitare l’umanità intera in una condizione di conflitto
perenne.