| Immagine satellitare dei lavori di costruzione dell’IDF a est di Gaza City, all’inizio di questo mese. PLANET LABS PBC/Reuters |
"Dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, l’IDF ha distrutto oltre 1.500 edifici nelle zone di Gaza controllate da Israele"
Un’analisi condotta da BBC Verify mostra che i quartieri situati oltre la Linea Gialla sono stati distrutti dalle forze dell’IDF, in un’azione che secondo alcuni potrebbe costituire una violazione del cessate il fuoco negoziato da Trump tra Israele e Hamas.
Secondo un rapporto della BBC, dall’entrata in vigore del cessate il fuoco con Hamas, Israele ha distrutto oltre 1.500 edifici nelle zone della Striscia di Gaza controllate da Israele.
Il rapporto, basato su immagini satellitari risalenti all’8 novembre di quest’anno, mostra interi quartieri che sono stati demoliti dal 10 ottobre, quando le forze dell’IDF si sono ritirate sulla Linea Gialla.
Il numero di edifici distrutti potrebbe essere significativamente superiore a 1.500, secondo BBC Verify, che ha affermato che alcune aree sotto il controllo dell’IDF non potevano essere facilmente ispezionate.
Secondo l’analisi effettuata dalla BBC, molti edifici distrutti dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco sembravano essere intatti prima del cessate il fuoco.
Una delle zone citate dal rapporto è quella orientale di Khan Yunis, nella città di Abasan al-Kabira, dove le immagini satellitari dall’ottobre 2023 fino al cessate il fuoco mostravano edifici in piedi con danni minimi o nulli, che da allora sono stati rasi al suolo.
"Il parlamento israeliano approva in prima lettura la legge sulla pena di morte per “terrorismo”"
I critici sostengono che, nella pratica, la pena di morte verrebbe applicata quasi esclusivamente ai palestinesi che uccidono ebrei, e non agli estremisti ebrei che compiono attacchi contro i palestinesi.
L’emendamento al codice penale, proposto dal ministro della Sicurezza Nazionale di estrema destra Itamar Ben-Gvir, è stato approvato lunedì con 39 voti a favore e 16 contrari nella Knesset, composta da 120 membri, segnalando che ha il sostegno del governo del primo ministro Benjamin Netanyahu.
Secondo il testo della bozza, la pena di morte si applicherebbe alle persone che uccidono israeliani per motivi “razzisti” e “con l’obiettivo di danneggiare lo stato di Israele e la rinascita del popolo ebraico nella sua terra”, ha riferito il Times of Israel.
I critici hanno affermato che, in pratica, la formulazione significa che la pena di morte si applicherebbe quasi esclusivamente ai palestinesi che uccidono ebrei, e non agli ebrei integralisti che compiono attacchi contro i palestinesi.
In una dichiarazione, Amnesty International ha condannato questa evoluzione.
"Ben Gvir, arrestare Abu Mazen se Onu vota ok a Palestina"
l ministro israeliano di estrema destra Itamar Ben-Gvir ha chiesto oggi l'arresto del presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas) e l'assassinio di alti funzionari palestinesi qualora il Consiglio di Sicurezza dell'Onu votasse a favore dello Stato palestinese.
“Se accelerano il riconoscimento di questo Stato fabbricato, se l’Onu lo riconosce, voi (…) dovete ordinare omicidi mirati di alti funzionari dell’Autorità Nazionale Palestinese, che sono terroristi sotto ogni aspetto (e) ordinare l’arresto di Abu Mazen”, ha detto il ministro della Pubblica sicurezza Ben-Gvir ai giornalisti, rivolgendosi direttamente al premier israeliano Benjamin Netanyahu.
| Giovani ragazze palestinesi giocano in un nuovo campo profughi allestito dal Comitato egiziano a Nuseirat, nella Striscia di Gaza, l’11 novembre 2025 [Eyad Baba/AFP] |
Gli aiuti sono ancora tristemente insufficienti rispetto alle necessità di Gaza, mentre si avvicinano piogge intense e l’inverno
L’UNRWA critica aspramente Israele per aver ostacolato gli sforzi umanitari a Gaza. Nonostante il cessate il fuoco che impone il passaggio degli aiuti, Israele ha consentito l’ingresso solo di una minima parte di quelli necessari alla popolazione.
L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi (UNRWA) ha accusato Israele di ostacolare deliberatamente le sue operazioni e di bloccare l’ingresso di aiuti vitali a Gaza nel corso della sua guerra genocida durata più di due anni, mentre i palestinesi affrontano l’arrivo di piogge intense e dell’inverno con scarsi ripari o soccorsi.
“La salvaguardia del mandato e delle operazioni dell’UNRWA è richiesta dal diritto internazionale; è vitale per la sopravvivenza di milioni di palestinesi ed è essenziale per una soluzione politica”, ha dichiarato giovedì il commissario generale dell’UNRWA Philippe Lazzarini alla Quarta Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, citando le recenti conclusioni della Commissione d’Inchiesta delle Nazioni Unite e le sentenze della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) che obbligano Israele a revocare le restrizioni imposte all’Agenzia.
Lazzarini ha anche dichiarato in una conferenza stampa presso la sede delle Nazioni Unite a New York che gravi carenze di finanziamenti stanno minacciando i servizi essenziali dell’UNRWA, esortando i paesi donatori a fornire più fondi, in modo che l’agenzia possa continuare le sue operazioni a Gaza nonostante i tagli ai finanziamenti da parte degli Stati Uniti
Video. Il preside di una scuola di Tel Aviv descrive come Israele insegni letteralmente a odiare ai bambini.
| Ahmad Mousa Al-Mash’ala accanto a un furgone incendiato dai coloni israeliani durante un incendio doloso nel villaggio di Jaba, in Cisgiordania, il 18 novembre 2025. (Oren Ziv) |
“Il fuoco ha divorato tutto”: i coloni israeliani scatenano un’ondata di attacchi incendiari
Almeno cinque villaggi della Cisgiordania sono stati presi di mira dai coloni che hanno dato fuoco a case, automobili e a una moschea palestinese, mentre l’esercito ha ritardato l’arrivo dei mezzi di soccorso.
Lunedì sera, poco dopo che le autorità israeliane avevano effettuato una rara evacuazione di un avamposto illegale di coloni, decine di coloni hanno preso d’assalto il confine orientale di Jaba, un villaggio palestinese vicino a Betlemme, nella Cisgiordania occupata. Sono arrivati in auto, poi si sono sparpagliati a piedi in gruppi coordinati, incendiando proprietà e spruzzando graffiti con scritte come “Morte agli arabi”, “Vendetta” e “Un ebreo non sfratta un ebreo” – quest’ultima probabilmente in riferimento all’evacuazione e ai recenti arresti di coloni da parte della polizia.
L’attacco è durato solo pochi minuti, ma i danni sono stati ingenti: otto auto bruciate o distrutte e sette case vandalizzate, molte delle quali incendiate.
"L’Onu ha abbandonato Gaza. Vince la legge del più forte"
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ha scelto di abbandonare Gaza ai progetti e agli umori del presidente Usa Donald Trump e alla sua squadra di affaristi e costruttori. Un voto che rappresenta una capitolazione, che riconosce il fallimento stesso dell’organismo internazionale, appaltandone i doveri al governo più forte, armato e aggressivo.
La Risoluzione 2803, votata nella tarda serata di lunedì 17 novembre, sancisce l’ingresso dell’Onu in una logica di delega politica ed esecutiva al presidente statunitense, che ottiene una legittimazione formale alla gestione della Striscia di Gaza.
NEL SUO PRIMO POST social pubblicato dopo l’approvazione, Trump ha ringraziato tutti per avergli riconosciuto i poteri di cui si era già dotato nel suo piano a 20 punti: «Congratulazioni al mondo per l’incredibile voto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, solo pochi istanti fa, riconoscendo e approvando il CONSIGLIO DI PACE, che sarà presieduto da me, e comprende i leader più potenti e rispettati in tutto il mondo». Anche chi siano questi leader lo deciderà Trump.
Il «Consiglio di pace» è una sorta di club esclusivo. Tony Blair dovrebbe essere il luogotenente del «Board of peace», che sovraintenderà la Forza internazionale di stabilizzazione (Isf) ma anche il comitato tecnocratico palestinese e pure la polizia che verrà modellata.
UNO DEI PUNTI PIÙ CONTROVERSI della Risoluzione riguarda proprio poteri, mezzi e obiettivi dell’Isf, immaginata con lo scopo di disarmare Hamas, distruggere le sue infrastrutture e proteggere popolazione e confini. Non si sa quali siano i Paesi che vi prenderanno parte.