Che cosa conosciamo della situazione - che naturalmente intuiamo, o sappiamo, molto difficile - nella Striscia di Gaza, praticamente isolata dal mondo. Pubblichiamo una relazione, lunga ma molto articolata, inviataci da Mariagiulia Agnoletto, presidente dell'Associazione sorella Salaam - ragazzi dell'olivo di Milano, con
la quale collaboriamo per gli affidi a distanza. Per la gran parte parla del REC (Remedial Education Center) di Gaza, le attività del quale abbiamo più volte sostenuto.
MISSIONE A GAZA
DI MARIAGIULIA AGNOLETTO
presidente di
Salaam Ragazzi dell’Olivo - Milano (settembre 2017)
STRISCIA DI GAZA: una striscia di terra di 365
Kmq, dove vivono circa 2 milioni di abitanti di cui 50% sono sotto i 14 anni e
il 65% abitano negli 8 campi profughi.
Mancavo da Gaza
da sette anni (come sapete non è facile entrare nella striscia di Gaza, perché
bisogna avere un permesso speciale da parte dell’esercito israeliano, che è
molto difficile da ottenere!!) e ho trovato una situazione ben
peggiorata.
Il
peggioramento vi è stato specie a partire dall’estate 2014, quando la
popolazione palestinese ha subito l’Operazione militare israeliana
“MARGINE PROTETTIVO”, che ha portato 2.200 morti, di cui 550 minori,
11.100 feriti, di cui 3.374 minori, la distruzione di case, scuole, ospedali,
molte infrastrutture civili, per creare danni permanenti alla società
palestinese e rallentare la ricostruzione, il recupero.
L’accordo con
cessate il fuoco del 26/8/2014 tra governo di Gaza e Autorità Israeliana
comprendeva negoziati per alleviare l’assedio, con l’apertura delle frontiere
di terra e di un porto di mare. Ma nei 3 anni seguenti Gaza ha rispettato
l’accordo (tranne rare eccezioni di qualche atto isolato), mentre Israele da
parte sua non lo ha rispettato ed anzi ha continuato anche attacchi militari di
bassa intensità quasi quotidiani, con uccisione di varie decine di persone.
Inoltre
l’Egitto ha stretto di più l’assedio, bombardando e allagando i tunnel e con la
chiusura quasi totale della frontiera di Rafah.
Per cui Gaza
continua ad essere una PRIGIONE A CIELO APERTO, con assedio militare, embargo
economico, isolamento anche politico e culturale ma io direi che è peggio dello
stare in prigione, perché i Gazawi non possono ricevere visite dall’esterno,
non hanno diritto a permessi per le cure mediche, etc …e non c’è un fine pena!
Questo blocco
illegale delle terre, dell’aria e del mare di Gaza, che dura ormai da dieci
anni e che non è altro che una punizione collettiva, ha decimato l’economia e
distrutto le infrastrutture del paese.
La previsione
delle Nazioni Unite nel 2012 era stata che se la situazione non fosse cambiata:
nel 2020 Gaza sarà “inabitabile”, ma secondo i Centri per i Diritti Umani
…anche prima!!
La povertà è
all’80% (rapporto ONU), la disoccupazione al 50%, per cui la sopravvivenza
della popolazione dipende dall’assistenza umanitaria concessa da organizzazioni
come l’UNRWA. Prima del
blocco, nel 2000, erano 80.000 i rifugiati che necessitavano di assistenza
alimentare fornita dall’UNRWA, mentre ora sono quasi un milione.
CARENZA ENERGIA
ELETTRICA. Dopo le distruzioni del 2014 era rimasta solo una centrale
elettrica, per cui i Gazawi erano costretti a comprare elettricità da Israele
(6 linee) e da Egitto (4 linee), per cui l’80% della popolazione
viveva con 4 ore al giorno di elettricità; dal marzo 2017 Israele ha
tagliato il 40% dell’erogazione di elettricità (in accordo con l’Autorità
Nazionale Palestinese per la rivalità con Hamas) per cui in settembre ho
trovato che c’era elettricità solo 2 ore al giorno. Immaginate cosa vuol
dire per la vita quotidiana delle famiglie palestinesi e l impatto enorme sulla
salute pubblica, oltre a molte implicazioni ambientali. Solo chi può utilizzare
generatori privati, pannelli solari riesce ad aumentare un poco la
disponibilità di elettricità, ma questo non succede certo per tutte le famiglie
degli 8 campi profughi, dove si mangia, si studia al lume di candela.
ACQUE REFLUE.
Senza elettricità non funziona più nessun impianto di depurazione e
i liquami (le acque di scarico) vanno direttamente in mare con conseguente
inquinamento. Il mare, che è nel cuore della cultura dei cittadini di Gaza, ora
li avvelena!
E le pompe
dell’acqua e le centrali di desalinizzazione non sono utilizzabili senza
elettricità, quindi l’80% dell’acqua non è potabile (secondo l’OMS), per cui
devono comprare acqua da Israele!
CURE SANITARIE.
Ci sono molti decessi per mancanza di farmaci e di strumenti diagnostici a
causa del blocco israeliano (non disponibili 45% dei medicinali di base), i
malati oncologici spesso devono interrompere le cure perché finiscono i
chemioterapici e non esiste un apparecchio per radioterapia in tutta la
striscia. E inquinamento ambientale, povertà, malnutrizione incidono sulla
salute pubblica, specie per i bambini, per le fasce di popolazione più fragili.
In conseguenza
alla situazione di occupazione e del correlato degrado socio-economico, si
assiste a un aumento della disgregazione e violenza intra-familiare; adulti
sofferenti, depressi, umiliati perché non possono proteggere, mantenere,
garantire una vita dignitosa e un futuro ai figli. E i casi di
malattie psicosomatiche e stress psicologico continuano ad aumentare, in
special modo tra i bambini (vi sono stati tentativi di suicidi di bambini/e di
11 anni). Ho visto donne e uomini disperati, esasperati, sofferenti, forse con
meno speranze ed energie rispetto al passato, ma che comunque continuano
ad arrangiarsi, a resistere, a studiare…!
Ma specialmente
ho visto le tante Associazioni e le altre realtà impegnate a livello sociale e
civile essere sempre più attive, vivaci, numerose, attente alle esigenze della
popolazione. Non si arrendono, resistono, si oppongono all’occupazione, che
vorrebbe la gente rassegnata, passiva. Lavorano specie con i bambini e i
giovani, per alimentare l’attaccamento alla vita, per permetter loro di
progettare un futuro!
L’obiettivo
prioritario del mio viaggio a Gaza era incontrare il direttore (dr. Husam
Hamdouna) e gli altri operatori del REC; infatti se nessuno di noi di Salaam
era riuscito ad entrare a Gaza negli ultimi anni, tanto più nessuno del REC da
oltre 5 anni ha più avuto da Israele il permesso
per potere venire in Italia.
Il REC
(Remedial Education Center), come ormai tutti sapete, è un’Associazione
educativa che lavora nella parte settentrionale della striscia di Gaza (Campo
profughi di Jabalia, città di Jabalia e villaggi circostanti) ed è il nostro
partner palestinese rispetto al progetto di Affido a distanza dei bambini/e ed
altri progetti.
Di seguito il
racconto delle mie visite alle famiglie, alle strutture del REC, degli incontri
con direttore, operatori, insegnanti del REC e di altri incontri.
VISITE A
FAMIGLIE DEI BAMBINI/E
DEL PROGETTO DI AFFIDO A DISTANZA SALAAM/REC
DEL PROGETTO DI AFFIDO A DISTANZA SALAAM/REC
Ho potuto
visitare una decina di famiglie e così ho potuto conoscere direttamente alcuni
bimbi/e, con le loro mamme, i numerosi fratelli/sorelle e talvolta erano
presenti anche i padri. Mi hanno accompagnato due validissime operatrici del
REC: Bushra (responsabile del progetto) e Sherin (che mi traduceva in
italiano!). Bushra conosce molto bene tutti i bimbi, le famiglie, i problemi di
ciascuno ed ho potuto notare come sia un importantissimo riferimento specie per
le madri.
Tutti i
bimbi del progetto vivono nel campo profughi di Jabalia e ho potuto vedere le
loro difficili condizioni di vita. Le case sono molto piccole e precarie,
costituite da 1-2 stanze dove vivono in 6-10 persone, per lo più senza
elettricità. Ma le case sono ordinate, molto accoglienti, le persone molto
dignitose e sorridenti con me. Alcuni hanno appeso sui muri scrostati le foto
degli affidatari italiani, altri mi mostrano orgogliosi piccole migliorie che
hanno potuto fare alla loro casa con qualche contributo ricevuto.
VISITA AL CENTRO
DEL REC nella CITTA' di JABALIA
- Primo piano vari uffici del REC
- Secondo piano da un lato c’è il Daily Care Center e dall’altro il Centro per la Famiglia, entrambi con varie stanze e ambienti adeguati per l’utilizzo (stanze con tappetti per attività corporee, giochi, tavoli per studiare, cucina per i bimbi del Daily Care, etc)
VISITA AL
CENTRO DEL REC nel CAMPO PROFUGHI di JABALIA
E’ la solita vecchia struttura come
dice il direttore Husam: “l’ho ristrutturata più volte ma rimane sempre uguale
e vecchia..”!
Viene utilizzata per:
- seguire i bambini con difficoltà di apprendimento, che vengono lì quando non sono a scuola (vi ricordo che a Gaza in tutte le scuole, per carenza di strutture specie perché distrutte da attacchi israeliani, ci sono doppi turni : 7.30-11.30 e 12-16); vedo insegnanti del REC che fanno lezioni di gruppo o individuali
- luogo di incontro (studio, colloqui, intrattenimento, etc) per bimbi con situazioni problematiche a casa; qui trovano validi adulti di riferimento
- colloqui con le madri, che vengono qui spontaneamente quando hanno qualche problema o le operatrici stesse le convocano per parlare dei figli o della famiglia
- luogo per attività ludiche, sportive e feste
VISITA ALLA SCUOLA E ALL’ ASILO “SALAAM”
Io già conoscevo questa loro
bella struttura e ora vedo che hanno costruito il 3° piano, ma non è ancora
sistemato, lo utilizzeranno per le attività extrascolastiche.
Al piano terra ci sono le classi
dell’asilo, al 1° e 2° piano quelle della Scuola Primaria e Scuola Preparatoria
(la nostra media inferiore); nel 2006 avevano iniziato con l’asilo e poi dal
2010 ogni anno hanno progredito di una classe e nel settembre 2017 sono
arrivati alla 2° classe della Preparatoria.
Incontro Mashael, la direttrice
sia dell’asilo che della scuola; già la conoscevamo, abbastanza giovane e molto
in gamba (professionale, sicura, parla bene l’inglese)
Visito tutte le classi di asilo e
scuola. Hanno tutti la divisa, che si modifica un po’ con l’età, come si usa in
Palestina.
In classe solo 16-20 bimbi/e, con
almeno 2 bimbi/e disabili, con differenti livelli di disabilità, psichica e/o
cognitiva.
Le classi sono molto belle,
allegre, colorate, le pareti e i soffitti pieni di figure, lettere, frasi,
disegni, ornamenti.
Ogni classe ha un nome diverso
deciso dai bimbi ed è caratterizzata in modo diverso a seconda delle attività
di quel grado di classe (per es: sulla porta di asilo e prima elementare ci
sono tutte le foto e nomi dei bimbi).
Stanno facendo lezione e li vedo
molto attenti; mi salutano con entusiasmo e talvolta brevemente in italiano! (Sherin
ha fatto un po’ di lezione di italiano in ogni classe). Ci sono poi altre aule
specifiche:
- una appositamente per la lezione di inglese e infatti su pareti solo scritte in inglese!
- una dove le maestre preparano le attività (Husam specifica che lo fanno a livello volontario al di fuori dell’orario lavorativo!)
- una con 10 computer con connessione internet (utilizzabili quando c’è elettricità!)
A fianco della scuola, già da
qualche anno, il REC ha comprato un terreno per avere uno spazio all’aperto per
i giochi e le attività dei bambini; ora lo spazio è ben organizzato. E’ grande,
ci sono vari giochi (altalene etc. ma anche due grossi gonfiabili per saltare,
che però purtroppo funzionano solo quando c’è elettricità. Inoltre ci sono due
piccole costruzioni di cui una utilizzata come aula per attività/laboratori
artistici e l’altra per infermeria, dove tutti i giovedì viene un medico.
Infatti tutti i bambini sono ben seguiti anche dal punto di vista
sanitario; il medico redige una cartella clinica per ogni bambino, incontrando
anche i genitori.
Nell’incontro con Husam e Mashael
mi hanno raccontato che il progetto della scuola prosegue molto bene, con le
sue caratteristiche, differenti dalle altre scuole palestinesi, di cui vi
abbiamo riferito spesso in passato: programmi con didattica interdisciplinare,
materie alternative (quali diritti umani, leggi, vita di comunità..), inserimento
di solo 18 bambini per ogni classe, (mista per sesso ed eterogenea per
provenienza socio-economica), tre dei quali portatori di handicap, con la
supervisione di due insegnanti di sostegno; una metodologia che parte
dai bisogni dei bambini, considera le differenze, i limiti di ciascuno e
sviluppa le capacità individuali.
Hanno confermato che hanno bimbi
di diversi ceti sociali e che, ovviamente, nessuno verrà mai escluso per motivi
economici; quando non possono pagare la retta (più bassa di tutte le altre
scuole private), si trovano sempre soluzioni (progetto affido a distanza di
Salaam, contributo del REC o da altri enti, contributo personale di Husam!). E
dallo scorso anno hanno istituito 3-4 borse di studio, per chi rischia l’abbandono
scolastico, specie per le femmine.
Ci ricordano, infine, che nel
2013 è stata fatta una legge in cui le classi di maschi e femmine dovevano essere
assolutamente separate (per altro era già così da anni); il REC ha risolto il
problema con il fatto di avere una sola classe per ogni grado e quindi per
forza mista!
ALCUNE NOVITA’:
- Dal prossimo anno ci sarà anche l’ultima classe, la 3° della Sc. Preparatoria e per questo si sono posti il problema dello sbocco successivo per i ragazzi disabili e quindi stanno lavorando sul progetto delle scuole Professionali (vedi poi!). Il progetto comprende che i ragazzi disabili delle ultime classi facciano già qualche ora presso il “Daily Care Center” del REC, dove ci sono attività specifiche per loro, in preparazione del loro ingresso nelle scuole professionali.
- Negli ultimi anni arrivavano spesso richieste di inserimento per bimbi disabili, che avevano frequentato le scuole private (che sono decisamente peggio delle scuole governative!). Questo avviene perché questi bimbi disabili non vengono seguiti, vanno male, non apprendono, ma vengono promossi perché pagano la retta…, ma poi verso il 3°- 4° anno le scuole dicono ai genitori “il vostro bimbo ha problemi e non possiamo più seguirlo”. Il REC (non potendo ovviamente inserirli tutti nella sua scuola!) ha pensato ad una soluzione ed ha concordato da quest’anno con il Ministero che questi bimbi vengano inseriti nelle scuole governative, ma vadano alcuni giorni nella settimana al “Daily Care Center” del REC, dove ci sono attività di sostegno, recupero etc .. specifiche per loro.
- SCUOLA INCLUSIVA. Il REC sta preparando un documento su come dovrebbe essere una “scuola inclusiva” in relazione anche alle leggi palestinesi vigenti, considerando che in Palestina in realtà non esistono linee guida specifiche sull’inserimento dei disabili nella scuola. Ci stanno lavorando incontrando vari esperti, le famiglie e con l’aiuto di un formatore italiano. Poi tale documento sarà presentato al Ministero per l’Istruzione, con la speranza che possa condurre a una legge nazionale per tutta la Palestina.
VISITA A SCUOLA GOVERNATIVA
Mi hanno portato a visitare una
scuola governativa, con cui lavora il REC, a Jabalia, in un quartiere
degradato, desolato, molto colpito dall’attacco del 2014 (si vedono ancora
molte macerie). E’ una scuola primaria femminile: bella, grande e nuova,
costruita da un anno al posto di parte delle macerie e ha molto soddisfatto la
popolazione, perché prima i bambini dovevano andare a una scuola lontana.
In classe circa 35 bimbe
(generalmente nelle scuole sono 45-50), di cui alcune disabili. Il REC
collabora con questa scuola dalla sua costituzione per l’inserimento dei
disabili. Infatti mi presentano l’insegnante del REC che fa sostegno a 5-6
bimbe disabili per alcune ore all’interno della classe; inoltre collabora con
il direttore per la progettazione e la formazione di tutte le maestre. Quindi
il REC riesce a dare un notevole contributo, orientamento a questa scuola (come
in altre), specie tramite questa insegnante che si è formata al REC, con cui
continua a lavorare e da cui è pagata.
ALCUNI NUOVI PROGETTI DEL REC
DAILY CARE CENTER è il Centro Diurno è attivo già da 2-3 anni e prosegue intensamente le sue
attività, seguendo i bambini con problemi di apprendimento e varie disabilità,
con lezioni scolastiche, attività varie di sostegno individuali e di gruppo. In
particolare i bambini vengono qui seguiti con un programma specializzato e
personalizzato, affinché poi siano pronti per l’inserimento nella scuola. Inoltre, come già detto prima, seguono i
bimbi espulsi dalle scuole private e gli adolescenti che saranno poi inseriti
nelle Scuole Professionali.
“MIA SCUOLA-MIO DIRITTO”: progetto che parte da una campagna
radiofonica, che invita le famiglie dei bambini disabili (che quasi sempre sono
abbandonati a casa o emarginati in centri esclusivi per disabili) a rivolgersi
al REC. Quando poi il bimbo arriva al REC si procede con questa tappe in
successione:
- Valutazione delle sue capacità
- Inserimento al “Daily Care Center”, dove segue varie attività, all’interno di un progetto individuale, per il periodo necessario
- Inserimento alla Scuola Salaam o in una Scuola Governativa. La scelta è dovuta specie se ha bisogno di un sostegno individuale, allora viene inviato alla scuola Salaam. Infatti la differenza sembra essere che nelle scuole governative si occupano più di promuovere le relazioni sociali, coinvolgendoli nelle attività con gli altri e si occupano meno degli aspetti didattici. Ci sono le insegnanti di sostegno (formate dal REC), ma non fanno laboratori individuali. Invece nella scuola di Salaam (dove pure privilegiano l’inserimento sociale e la socializzazione) ci sono anche i laboratori con attività individuali, per sviluppare le loro competenze e prepararli prima alle attività che poi faranno in classe con tutti gli altri.
Il referente del Ministero
Educazione ha fatto visita alla Scuola Salaam, proprio per vedere questi laboratori
e si sono convinti della loro importanza, per cui stanno pensando di farli
anche nelle Scuole Governative (in una scuola c’è già laboratorio gestito dal
REC).
Certo ci sono ancora punti
critici; principalmente rimane il problema che nelle scuole ci sono i programmi
scolastici governativi e non quelli alternativi del REC!!
INSERIMENTO DISABILI NELLE SCUOLE PROFESSIONALI. Il REC ha ormai molta esperienza
rispetto all’inserimento disabili nelle scuole primarie e preparatorie del REC
e Governative, ma non c’è in Palestina nessuna esperienza per le scuole di grado
successivo. Pertanto il REC sta studiando un progetto per l’inserimento nelle
Scuole Professionali ed eventuale successivo inserimento lavorativo. Per ora
stanno facendo uno studio e sperimentazioni, ma se andrà bene il Ministero
degli Affari Sociali potrebbe affidare al REC l’organizzazione delle Scuole
Professionali (ragazzi e ragazze 14-16 anni o anche di più); certo questa
sarebbe una grande sfida per il REC!!
CENTRO PER LA FAMIGLIA (C.F.). E’ lo sviluppo naturale di quanto già il REC fa in altri
suoi progetti/centri (scuola di salaam, Daily Care Center..) per rispondere ai
bisogni emergenti. Hanno creato questo
Centro più specifico per i casi più gravi, più complessi, che necessitano di
interventi a più livelli e che coinvolgono tutta la famiglia. Ci sono operatori
vari e molto validi: psicologi, assistenti sociali, consulenti legali e anche un
avvocato “religioso” (donna!). I servizi
del C.F. sono:
- diagnosi e valutazione dei bimbi (effettuata da psicologi del REC e quando serve da uno psichiatra consulente)
- sostegno alle Famiglie per problematiche del bimbo o lutti, etc.
- counseling individuale per bimbi o adulti
- counseling familiare (per problemi relazionali intrafamiliari..)
- supporto psicologico di gruppo (con varie tecniche)
- assistenza legale per abusi sui minori, violenza sulle donne, diritti delle donne divorziate che spesso non ricevono i soldi da ex mariti, etc
- lavoro in rete con altri soggetti del territorio: quali polizia, comitato sociale (vedi poi!), dipartimento dei servizi sociali etc.. Importante perché specie dopo gli attacchi israeliani ci sono molti più problemi sociali e di disgregazione familiare
- formazione ad altri soggetti (polizia, comitato sociale..) su come muoversi in certe situazioni, sempre tenendo in primo piano il discorso sui DIRITTI (specie per donne e bimbi)
- lavoro di follow-up (monitoraggio anche se vengono inviati ad altri consulenti, soggetti esterni)
- supporto economico alle famiglie.
- attività di informazione sul wellness sanitario e psichico
- controlli sanitari periodici per bimbi e adulti, informazioni sull’alimentazione
Hanno un sito dove arrivano dati,
richieste da altri soggetti, servizi, scuole, etc.
ALFABETIZZAZIONE DELLE DONNE. Da qualche anno il REC sostiene anche piccole realtà
associative, tra queste lo scorso anno hanno sostenuto un’Associazione locale
che ha fatto un corso di alfabetizzazione per le donne. Poi ha verificato che
oltre 40 madri del nostro progetto affido sono analfabete, per cui sta pensando
di fare un altro piccolo progetto non solo di alfabetizzazione, ma di
“educazione agli adulti”, con vari incontri (cercando di coinvolgere anche i
padri). Già li facevano in passato, ma si vorrebbe fare qualcosa di più
strutturato.
FORMAZIONE DI LAUREATI. Alla Università gli studenti non fanno esperienza pratica, per cui il REC
ha preso accordi con l’Università che organizza per gli universitari un corso
di 5-6 mesi con parte teorica e stage pratico presso la scuola del REC e quella
governativa.
ATTIVITA’
IN WEST BANK (SUMMER CAMP). Negli anni passati il REC ha lavorato solo nella Striscia
di Gaza, specie per la pesante separazione territoriale tra Gaza e la Cisgiordania
/West Bank (WB), imposta da Israele.
Husam dice che lui stesso ha
visitato la WB per la prima volta nel 2015 e così ha potuto vedere “Gaza
dall’altra parte”. Inoltre aveva capito che “i bimbi di Gaza vivevano Gaza come
la propria nazione”.
Pertanto il REC ha pensato di
organizzare il Summer Camp (S.C.) in WB, affinché i bimbi di Gaza potessero
sperimentare di stare con altri bimbi palestinesi. Nel 2015 c’è stato il primo S.C.
per un gruppo bimbi della Scuola di Salaam, organizzato dal REC con Associazioni
palestinesi della WB, Associazioni italiane e il Ministero Palestinese sport/giovani;
tutti l’hanno ritenuta una esperienza importante e unificante per la Palestina.
Nel 2016 il REC ha sviluppato maggiormente
l’idea con:
- due turni: un gruppo di bimbi della scuola Salaam e un gruppo di bimbi per lo più tra quelli affidati
- oltre i bimbi di Gaza, di Gerusalemme e WB, partecipavano anche bimbi palestinesi provenienti dai territori del ‘48 in Israele. Inoltre un gruppo di bimbi di Gaza ha partecipato a un particolare S.C. che si chiama “Salina Assabagh”, organizzato dalla Ong “Palestina” che si tiene ogni anno nei territori del ‘48, con bimbi palestinesi provenienti da tutto il mondo, ma era la prima volta che c’erano bimbi da Gaza!
- dopo il S.C. in WB avrebbero dovuto proseguire con un altro S.C. in Italia, ma la Giordania ha bloccato i bimbi di Gaza, che quindi non hanno potuto venire in Italia
L’ANP ha visto bene tutto questo
progetto ed ha coniato pure uno slogan “Stato unito per un popolo unito”. Invece
Hamas non l’ha ben accettato, perché sono state fatte attività in Israele, nelle
zone del ‘48, e vedono questo come “una
normalizzazione”.
Il progetto è stato possibile
grazie alla Ong italiana CISS (permessi etc..) che ha sempre sostenuto l’idea, anche
per permettere che gli operatori si incontrassero e si confrontassero sui
metodi educativi. Il REC e CISS stanno pensando anche a uno scambio/incontro tra
le madri, ma per ora non è stato possibile, per difficoltà enormi ad avere i permessi
da Israele.
Nel 2017 non l’hanno potuto
organizzare, per difficoltà maggiori per i permessi, ma vogliono assolutamente
proseguire questo progetto e Husam dice: “da tempo si pensa a un ponte politico
tra le parti della Palestina, per cui noi cominciamo con questo ponte educativo”
ALTRE IPOTESI DI PROGETTI DEL REC in WB
- Progetto REC/CISS/AMAL su “Tradizione della Palestina”, per studiare e confrontarsi sulle tradizioni delle varie città.
- Scambi di esperienze e collaborazione con altre associazioni della WB (per es. con un’Associazione di Tulkarem su inserimento di disabili a scuola e con l’Associazione “Bissam” di Ramallah, che vorrebbe aprire una scuola simile a quella del REC).
- Esperienza per un gruppo di bimbi da Gaza in WB per imparare la Dakba (la danza tradizionale palestinese), perché a Gaza questa tradizione è meno conosciuta.
INCONTRO CON LA CONSULTA SOCIALE
Cos’è la “consulta sociale”?
Ogni famiglia ha un capo (Muhtar),
un rappresentante che fa parte di questo comitato, che è territoriale. Questi
comitati sono una vecchia tradizione della Palestina, ma negli ultimi anni
hanno nuovamente assunto importanza. I comitati sono “ufficiali”, cioè sono
riconosciuti anche da governo, polizia, etc., sono molto importanti e
autorevoli. La gente spesso preferisce rivolgersi a loro per varie
problematiche, piuttosto o comunque prima che andare alla polizia. Secondo
Husam è una buona risorsa, specie per certi problemi delicati (tradimenti
coniugali, violenza sulle donne, divorzi, mantenimento dei figli, conflitti tra
famiglie, liti tra vicini...). Spesso riescono a risolverli ed è molto
importante perché, invece, la polizia interviene con metodi rigidi e spesso
violenti, senza indagare le situazioni, spesso applicando arresti
indiscriminati per “risolvere” le questioni.
Il REC collabora volentieri con
loro, anche perché riesce un po’ a influenzarne la mentalità, la cultura.
Husam mi ha organizzato un
incontro con il Comitato. Mi hanno accolto molto bene, direi senza problema,
anche se erano tutti uomini (10 anziani vestiti con gli abiti tradizionali
delle feste/cerimonie…) ed è stato certamente interessante. Mi hanno spiegato
la loro funzione, ma specialmente hanno tenuto a sottolineare che loro sono
indipendenti da tutte le forze politiche, orientati da criteri di giustizia e impegnati
nel tentare sempre mediazioni, pacificazioni all’interno e tra le famiglie.
Infine hanno voluto dichiarare la loro grande stima per il REC, apprezzando il
loro lavoro con bambini, donne e famiglie, ma anche il ringraziamento per noi
italiani che sosteniamo il REC.
INCONTRO CON YOUTH CULTURAL FORUM ASSOCATION
E’ una piccola Associazione di
Gaza, che Salaam sostiene da tre anni, con due contributi economici annuali (in
occasione della festa della fine Ramadan e dell’inizio dell’inverno).
Non li avevamo mai incontrati e
così sono riuscita a conoscerli direttamente in questo breve incontro nella
loro sede, situata in una zona centrale di Gaza City.
L’Associazione è piccola: ci
lavorano solo il Presidente Attia Salha e quattro volontari, tra cui una
donna. La loro attività principale è il sostegno economico alle famiglie in due
zone: un quartiere “Tunnel” molto degradato di Gaza City e un villaggio Beit
Laya, situato vicino al confine con Israele; ne sostengono costantemente 25
(scelte con il criterio delle più povere e disgregate), ma in alcuni periodi
sono riusciti a fare campagne e sostenerne un numero ben maggiore di famiglie.
Inoltre sono riusciti a sistemare cinque case che erano in pessime condizioni. Organizzano anche attività per i bambini:
gite, feste, attività ricreative e un minimo sostegno psico-sociale.
Infine hanno iniziato un piccolo progetto
di affido a distanza, grazie al sostegno di una Ong tedesca; per ora hanno
affidato 15 bambini/e, ma vorrebbero arrivare a 100!
Il loro obiettivo iniziale,
quando si sono costituiti da 5-6 anni fa, era quello di realizzare progetti con
i giovani, ma poi si sono trovati a dover sostenere le famiglie. A causa della
situazione economica molto precaria della popolazione di Gaza. E’ certamente una
realtà associativa piccola, semplice, con pochissime risorse e scarsa
esperienza, ma certamente sono ragazzi molto impegnati, motivati e corretti.