In occasione della
Salaam Ragazzi dell’Olivo-Vicenza - Arci Servizio
Civile e
Pax Christi in collaborazione con B55 Polo Giovani
invitano alla proiezione del documentario
VIETATO SOGNARE
di BARBARA CUPISTI
Martedì 3 dicembre 2013 ore 20,30
contrà Barche 55 Vicenza
Ingresso libero
Il Film documentario: VIETATO SOGNARE
Musica tesa. Brace di sigaretta, primo piano d’occhi, un elicottero militare volteggiante: le immagini iniziali di "Vietato sognare" ("forbidden childhood forbidden dreams") portano subito in guerra.
Girato insieme a "Madri" (premiato col David di Donatello), questo documentario ne costituisce la prosecuzione nell’ascolto dei degni figli ideali, i "combatants for peace", ONG di ex soldati ebrei e miliziani palestinesi che insieme cercano una soluzione al conflitto. Dure storie luttuose e percorsi ardui e sofferti di chi è cresciuto in ambiente militare o in una colonia, chi nei territori occupati o in un campo profughi subendo soprusi fin da piccolo.
Utilizzando anche filmati d’archivio a partire dalla prima Intifada, la regista Barbara Cupisti innanzitutto riesce a far parlare del dramma rimosso da entrambi i fronti (da una parte tenuto lontano, mentre dall’altra "impari molto presto che il modo migliore di affrontare i problemi è non affrontarli affatto"), comunque determinati a non cedere la terra gli uni agli altri. Quando a parlare sono le armi, la ragione lascia il posto alle mostruosità, per cui i bambini vengono visti "come obiettivi, nemici o figli di nemici", fino ai 16 anni sono gli unici a poter visitare i detenuti (dopo accurata perquisizione), non temono più i carri armati: ecco l’infanzia negata del titolo originale.
E l’autrice – secondo un metodo logico, obiettivo e dritto ai nodi cruciali - arriva a scene di assurdi corti circuiti, come un gruppo di miliziani incappucciati che scrive con lo spray su un muro "il programma di pace palestinese è il nostro obiettivo" o, soprattutto, militari dello Tzahal impegnati a scortare piccoli palestinesi che nel tragitto fino a scuola rischiano di venir aggrediti dai coloni. Questo avviene ad Hebron, e Cupisti fa capire quanto sia simbolico luogo cardine, un focolaio d’odio con 800-1000 coloni, protetti da un soldato a testa, tra 166mila palestinesi. Cionostante, c’è chi trova alleati negli ex avversari, ossessionato da sogni di pace che "non sono quelli che vediamo dormendo, ma quelli che non ci fanno dormire".
E l’autrice – secondo un metodo logico, obiettivo e dritto ai nodi cruciali - arriva a scene di assurdi corti circuiti, come un gruppo di miliziani incappucciati che scrive con lo spray su un muro "il programma di pace palestinese è il nostro obiettivo" o, soprattutto, militari dello Tzahal impegnati a scortare piccoli palestinesi che nel tragitto fino a scuola rischiano di venir aggrediti dai coloni. Questo avviene ad Hebron, e Cupisti fa capire quanto sia simbolico luogo cardine, un focolaio d’odio con 800-1000 coloni, protetti da un soldato a testa, tra 166mila palestinesi. Cionostante, c’è chi trova alleati negli ex avversari, ossessionato da sogni di pace che "non sono quelli che vediamo dormendo, ma quelli che non ci fanno dormire".
La frase: "Ho perso mia sorella in un attentato suicida. Tante “buone persone” mi hanno proposto di vendicarmi. Non capivo come potrei sentirmi meglio semplicemente uccidendo qualcuno. Ho pensato che fosse un prezzo estremamente basso da mettere sulla vita di qualcuno, quello di sostituirla con un altro corpo. Quante persone dovrei uccidere per sentirmi meglio? Uccidere qualcuno la farà tornare in vita? Non esiste vendetta. Questa vendetta chi dovrebbe proteggere, e come potrebbe prevenire ulteriori attacchi? Ho deciso che volevo uscire da questo gioco".
Dalla fine degli anni novanta dirada progressivamente la propria attività di attrice, per dedicarsi a quella di regista. Nel 2007 dirige La maschera d'acqua e il documentario Madri, di cui è anche sceneggiatrice. Madri è stato presentato alla 64ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia ed ha vinto ilDavid di Donatello come miglior documentario. L'anno seguente viene scelta come componente della giuria della sezione "Orizzonti" alla 65ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. il suo secondo documentario " Vietato Sognare" vince il Premio Amnesty Italia 2009 "Cinema e diritti Umani" Audience Award for Best Documentary al Baharain human Rights International Flm Festival e il Sigillo per la Pace 2009. Nel 2012 vince il Premio Ilaria Alpi per il miglior Reportage Italiano Lungo con il film in due puntate " Fratelli e Sorelle- Storie di Carcere" ambientato nelle carceri italiane.
Attraverso le testimonianze delle madri che vivono nella terra dilaniata dalla guerra infinita, con il terrore di non veder rientrare a casa i propri figli, vengono mostrati i conflitti e i drammi privati che raccontano la Storia.
Il dolore per la perdita di un figlio, che sia vittima o carnefice, è il più profondo e straziante, ingiusto e incomprensibile. La sofferenza per la perdita di un familiare è universale, non esistono differenze di razza né di credo. Attraverso il riconoscersi in questo dolore è possibile iniziare un nuovo cammino che porti alla comprensione.
Il dolore per la perdita di un figlio, che sia vittima o carnefice, è il più profondo e straziante, ingiusto e incomprensibile. La sofferenza per la perdita di un familiare è universale, non esistono differenze di razza né di credo. Attraverso il riconoscersi in questo dolore è possibile iniziare un nuovo cammino che porti alla comprensione.
Madri israeliane e palestinesi che hanno vissuto questo dramma ci aiuteranno a capire attraverso i loro racconti questa terribile realtà.
Il film della durata di 90 minuti raccoglie testimonianze di vita, momenti quotidiani, filmati di repertorio e materiale video privato inediti; tutto girato e documentato in Israele e in Palestina.
Le madri che testimoniano hanno idee, estrazioni culturali e sociali diverse ma tutte condividono un desiderio: che non ci siano più innocenti a pagare per colpe non loro.
Non un discorso politico o ideologico ma un messaggio che arrivi dritto al cuore di ognuno di noi.
Sono tante le storie che il documentario racconta, dalla mamma di Malki (15 anni, vittima di un kamikaze alla pizzeria Sbarro a Gerusalemme nel 2002) alla madre di Izz, il ventunenne di Jenin autore dell’attentato.
Storie di dolore e di rabbia nella terra dove ora il sentimento del perdono non esiste.
I genitori del “Parents Circle” (l’unica organizzazione che riunisce genitori di vittime palestinesi ed israeliane) ci fanno capire come stanno tentando di migliorare il futuro delle nuove generazioni.