03 dicembre 2008

La giornata per la Palestina a Roma




Il 29 novembre non è una data a caso, ma scelta per il significato simbolico che ha per il popolo palestinese. Quello stesso giorno del 1947 l'Assemblea delle Nazioni Unite adotta la risoluzione 181 (II), nota come Risoluzione sulla Partizione che stabilisce la creazione in Palestina di uno Stato "Ebraico" e uno "Arabo" con Gerusalemme come cuore simbolico e politico, sottoposta ad un regime internazionale speciale. Dei due, solo Israele vede la luce.
Sotto il cielo plumbeo di Roma, fra migliaia di teste, girando tra la folla si sente la voce della gente, le opinioni, i cori e lì la questione politica rientra prepotentemente dalla finestra. I manifestanti si spostano lungo il corteo a seconda della propria piattaforma.
Ma 5000 persone sono tante o poche? Tante, se si considera l'omissis della politica italiana, di buona parte della sinistra e dell'assoluta negazione della questione palestinese da parte di quasi tutti i partiti politici. Tante, se si considera il silenzio della comunità internazionale sulla "normalizzazione" dell'occupazione israeliana e sull'occultamento del diritto del popolo palestinese ad avere uno Stato. Esiste un involucro fatto di ipocrisia democratica che distingue nei media e nei programmi politici dell'occidente pacificato violenze e occupazioni "giuste" o "sopportabili" e altre da annientare in nome della pace e della democrazia. Sotto le chiavi che cadono dal cielo si è tornati a casa.
(tratto dall'articolo di Alessandro Bernardini su ) www.rivistaonline. com