21 novembre 2007

Gli aspetti geopolitici della questione palestinese

La rivista LIMES ha di recente pubblicato il n. 5/2007 “La Palestina impossibile(Gruppo editoriale L’Espresso, € 12 nelle librerie).

Politologi, analisti, uomini di governo, giornalisti di diversa appartenenza e collocazione esprimono la propria visione sulla questione palestinese e sulle prospettive di soluzione.

Lettura interessante, forse indispensabile per chi – sensibile al problema – vuole aggiornarsi su una situazione che rapidamente evolve e viene ulteriormente complicata da connessioni internazionali.


12 novembre 2007

Giornata per la Palestina a Roma - 1 dicembre 2007

con MONI OVADIA, AMIRA HASS, BAKRI E RAMZI

lanciamo note di pace... per gettare ponti di giustizia

1 DICEMBRE: A ROMA PER LA PALESTINA

All'Auditorium di Roma per la prima della nuova opera di Moni Ovadia

“AL KAMANDJATI, La storia di Ramzi il violinista”

con la giornalista israeliana Amira Hass e l'attore teatrale palestinese Bakri.

In occasione del lancio della prossima iniziativa per il 2008 della

Campagna di Pax Christi "Ponti e non muri", ti invitiamo a partecipare ai diversi momenti di questa giornata dedicata alla Palestina.

*** PROGRAMMA ***

· Ore 12.00: conferenza stampa nella libreria dell'Auditorium della musica. Gli straordinari protagonisti di questo evento culturale, in tavola rotonda, presentano l'iniziativa della Campagna di Pax Christi “CHIUSI FUORI. SOLIDALI CON UN POPOLO PROFUGO DA 60 ANNI”

· Pranzo in fraternità insieme ai partecipanti ai viaggi di Pax Christi in Palestina. Menu “sapori da tutta Italia” (ognuno porta un piatto della sua regione da condividere) presso l'Istituto Salesiano in Via Tiburtina (vedi sotto). Prendiamo il caffè raccontandoci le esperienze di sensibilizzazione nelle nostre città, ascoltiamo gli ultimi rientrati da Tutti a Raccolta, mettiamo insieme progetti nuovi e iniziative da mettere in cantiere (giornata del 1 MARZO: UN PONTE PER BETLEMME, ecc.)

· Ore 17.00: Prima proiezione del nuovo reportage della Campagna “PROPRIO COSI'. Storie di quotidiana occupazione”. Seguirà dibattito con due giornalisti romani.

· In serata partecipazione allo spettacolo di Moni Ovadia all'Auditorium della Musica. Allo spettacolo teatrale è possibile partecipare anche la sera precedente. Per info e acquisto biglietti

http://www.auditorium.com/eventi/4906493

è Per dormire a Roma ci serviamo dell'Istituto Opera Salesiana Teresa Gerini Via Tiburtina 994 (tel.064074167). INFO e prenotazioni delle camere: bettatus@libero.it nandyno@libero.it 3473176588

11 novembre 2007

«Ossessionati dalla guerra all'islam combattiamo senza più Stato»

«Ossessionati dalla guerra all'islam combattiamo senza più Stato»

In questa intervista, apparsa sul Manifesto Michael Warshawsky, pacifista israeliano, tratteggia con toni crudi e schietti la sua analisi delle strategie israeliane (quella di Sharon e la “non strategia” di Olmert) nei confronti della questione palestinese. Con conclusioni amare che interpellano anche la coscienza di noi Europei. -> vai all’intervista

Altri articoli Michael Warshawsky:
Incontro con Michel Warshawsky – Pierre Dumolin
Il blocco del dialogo
La frontiera di Michael

Leggi anche l’articolo “Quella casa comune per il popolo senza stato e il popolo senza terra” (Il Manifesto del 7 novembre), con una rassegna di recenti libri su sionismo e fondamentalismo ebraico.

07 novembre 2007

Cena di solidarietà del 27 ottobre 2007 (foto)






















Il Pessottimista

Daniel ci ha lasciato

E' morto Daniel Amit, scienziato e pacifista

E' scomparso il 4 novembre scorso a Gerusalemme il fisico Daniel Amit, cittadino italiano dal 1999, grande pioniere nello studio delle reti neurali. Daniel Amit era nato in Polonia nel 1930, immigrato in Palestina nel 1940, e' stato professore di Fisica prima a Gerusalemme quindi a Roma dal 1991, dove ha preso la cittadinanza italiana. Oltre ad essere un grande ricercatore, Daniel Amit era noto per il suo impegno di pace soprattutto (ma non solo) rispetto al conflitto israelo-palestinese. Daniel Amit ha partecipato a a innumerevoli incontri e dibattiti con esponenti palestinesi. Daniel Amit ha iniziato il suo percorso scientifico nella ricerca sulla fisica delle particelle, quindi e' passato, negli anni '70, alla meccanica statistica e quindi, negli anni '80, alla ricerca piu' interdisciplinare abbracciando le neuroscienze.

cari amici, abbiamo avuto il privilegio di conoscere e ascoltare la testimonianza di Daniel a Vicenza, nel marzo 2002, abbiamo apprezzato la sua coraggiosa denuncia, la sua coerenza di persona e scienziato. La sua perdita è un altro vuoto incolmabile che si aggiunge ai tanti che già portiamo nel cuore.
miriam


La testimonianza di Luisa Morgantini

Daniel Amit ci ha lasciato. Aveva 69 anni. Si è ucciso nella sua casa a Gerusalemme.

Non sopportava più il dolore di vivere in un mondo cosi' violento e ingiusto.
Non trovava più la forza di credere che valesse la pena continuare a resistere, che potevamo farcela.
Anche Daniel è vittima dell'ingiustizia.

L'8 Giugno, anniversario di quarant'anni di occupazione militare israeliana era con noi in una piazza del Testaccio a Roma, per dire basta all'occupazione militare israeliana, a chiedere giustizia ed uno stato per i palestinesi, a dire basta alle guerre.
Dopo la guerra in Iraq, da scienziato si era rifiutato di collaborare con una rivista Scientifica Americana mettendo in discussione il rapporto scienza guerra. Da ebreo, da israeliano, da cittadino del mondo rifiutava la politica coloniale e l'oppressione della popolazione palestinese.

La sua è una morte che pesa come una montagna, come la domanda incessante di non essergli stati abbastanza vicino.
Ma cosi' è stato anche per Alex Langer.

Caro Daniel, la tua radicalità e dolcezza, il tuo rigore morale, il tuo sacrificio, aiuteranno tutti noi che ancora non abbiamo perso la speranza. Non lasceremo sola Dahlia.

Luisa Morgantini

05 novembre 2007

"Porre fine all'assedio"

Campagna palestinese e internazionale per la fine dell'assedio di Gaza

Care tutti e tutte,

questo è il testo inviato da Eyad Sarraj (tradotto da Francesca Cutarelli) e firmato da molte personalità palestinesi per la fine dell'embargo di Gaza. Stanno programmando diverse iniziative. Non le elenco le trovate nel testo della loro lettera.

Sono iniziative molto impegnative. Ma penso valga la pena di impegnarsi.

Un abbraccio.

Luisa Morgantini (luisa.morgantini@europarl.europa.eu)

Novembre 2007

Il 25 ottobre scorso, un paziente palestinese è morto al valico di Erez mentre aspettava di avere il permesso di attraversarlo per arrivare ad un ospedale israeliano.

Una settimana fa, una donna è morta nell'ospedale di Gaza con il suo bambino appena nato, mentre era in attesa del permesso di trasferimento in Israele per cure mediche.

Queste non sono le prime vittime e non saranno certamente neanche le ultime se l'attuale situazione continuerà a prevalere.

La scorsa settimana, le sale operatorie dell'ospedale principale di Gaza erano chiuse a causa della mancanza di gas medici, che le autorità israeliane non consentono di importare. Oggi Israele dà licenza a soli 12 articoli di bisogni basici, su oltre 9.000 merci. Dal sapone al caffé, dall'acqua alle bevande analcoliche, dal carburante al gas, dai computer ai pezzi di ricambio, dal cemento alle materie prime per l'industria, ognuna di queste e centinaia di altre merci non hanno oggi il permesso di entrare a Gaza.

Il governo israeliano ha dichiarato Gaza un'entità ostile e ha rivelato le sue intenzioni di intensificare ulteriormente la punizione collettiva tagliando l'energia elettrica e il carburante. Anche le banche in Israele stanno minacciando di tagliare fuori da qualsiasi cooperazione finanziaria le banche palestinesi di Gaza.

In seguito a tutto ciò, abbiamo aderito all'iniziativa del Programma di Salute Mentale della Comunità di Gaza per lanciare la campagna palestinese e internazionale per rompere l'assedio di Gaza, un assedio che è stato intensificato ultimamente dal duro embargo alla Striscia di Gaza a partire dal giugno 2007.

Lo scopo di questa campagna umanitaria e "non di parte" è di fare pressioni sul Governo Israeliano al fine di abolire l'assedio imposto alla popolazione di Gaza. Accrescendo la consapevolezza della Comunità Internazionale sul deteriorarsi delle condizioni di vita causate dall'assedio, vogliamo mobilitare gli sforzi di varie organizzazioni della comunità internazionale e dei governi per fermare il boicottaggio di Gaza. Chiediamo l'applicazione della recente risoluzione del Parlamento Europeo che chiedeva al Governo israeliano di porre fine all'assedio.

E' importante dichiarare che "la Fine dell'Assedio" è una campagna "non di parte", iniziata e gestita da rappresentanti della società civile, comunità di imprenditori, intellettuali, accademici, donne attiviste, in difesa dei diritti umani e della pace dalla Cisgiordania e da Gaza. Siamo tutti guidati dal nostro impegno per la pace e dal nostro rispetto della dignità umana.

Crediamo che sia un dovere morale ed etico di salvare le vite di esseri umani le cui dure condizioni di vita distruggono il loro diritto all'esistenza. La popolazione di Gaza è privata delle più basilari necessità per una vita decente. Siamo determinati a muoverci mano nella mano, fianco a fianco con tutte le persone che credono nella libertà, nella dignità umana e nella pace.

Abbiamo bisogno del sostegno di tutte quelle persone che credono nella giustizia ovunque nel mondo, per contribuire al successo di questa campagna. Chiediamo anche ai Palestinesi, sia a Gaza, in Cisgiordania, all'interno della linea verde o in qualunque altro luogo della diaspora di sostenere i nostri sforzi e unirsi alle nostre azioni. Si tratta di una richiesta sincera per salvare la gente, non i governi o i partiti politici. E' tempo di mettere da parte ogni conflitto di parte e di unire il popolo nel perseguimento di libertà, giustizia e pace. In particolare ci rivolgiamo agli ebrei perché il loro passato di traumi, discriminazione e sofferenza dovrebbe portarli ad alzarsi oggi contro la sofferenza degli altri.

Attività previste della campagna:

La campagna inizierà a partire da novembre 2007 fino a quando l'assedio non sarà interrotto. Una conferenza stampa annuncerà il lancio della campagna.

Media e metodi di tecnologia dell'informazione saranno i nostri strumenti principali per mettere insieme e rafforzare i sostenitori e i partecipanti da tutto il mondo.

Il primo rilevante evento della campagna sarà di organizzare un meeting internazionale intitolato "Rompere l'assedio a Gaza: Insieme per un Fronte Unito per la Pace" a Gaza.

La campagna includerà anche l'invito di amici da tutto il mondo per visite continue individuali e di gruppo a Gaza. I visitatori avranno informazioni di prima mano sulla vita dei Palestinesi al fine di diffondere tali informazioni nei rispettivi paesi. I visitatori saranno ospitati nelle case dei Palestinesi per apprendere da vicino la durezza delle realtà palestinesi e delle loro condizioni di vita. La copertura delle attività a Gaza saranno documentate dai media.

Contiamo sui nostri amici israeliani affinché ospitino e aiutino gli amici dall'estero che se non avranno il permesso di entrare a Gaza, organizzeranno manifestazioni di protesta non-violente.

Organizzeremo una Marcia pacifica al check-point di Erez da entrambi i suoi lati, palestinese e israeliano. Saranno presenti attivisti per la pace da tutto il mondo.

Ovunque la campagna, gli incontri di solidarietà, le attività culturali e le discussioni avranno luogo non solo a Gaza, ma anche a Tel Aviv, Ramallah e diverse città nel mondo.

La campagna prevede un evento rilevante a maggio, con l'arrivo a Gaza di 120 attivisti per i diritti umani inclusi i vincitori del Premio Nobel per la Pace su una nave proveniente da Cipro. Questa iniziativa sarà intitolata "Giornata per la libertà di movimento di Gaza" ed è organizzata dal gruppo "Free Gaza" negli Stati Uniti.

La campagna avrà poster specifici e un sito web su cui sarà pubblicato tutto il materiale più importante. Il sito darà l'opportunità alle persone di scambiare informazioni, fare domande e prendere gli impegni.

Costantemente la campagna, a stretto contatto con i media, sarà arricchita con continui approfondimenti e aggiornamenti.

L'impatto dell'assedio su Gaza:

La Striscia di Gaza ha due valichi principali che la connettono al mondo intero, Rafah a sud (verso l'Egitto) e Erez a nord (verso Israele). Ci sono altri tre valichi che sono usati per scambiare le merci e far entrare il cibo nella Striscia di Gaza. Oggi tutti sono chiusi parzialmente o completamente.

Dalla vittoria di Hamas alle elezioni del Consiglio Legislativo Palestinese nel 2006, il Governo Israeliano, con il sostegno dell'amministrazione degli Stati Uniti, ha imposto un assedio su tutti i Territori Occupati Palestinesi, ha dichiarato il suo boicottaggio nei confronti del nuovo Governo Palestinese e si è rifiutato di trasferire le entrate doganali al Governo Palestinese. Dopo aver preso queste misure, molti paesi donatori inclusi i più rilevanti come l'Europa hanno rigorosamente tagliato la loro assistenza allo sviluppo offerta al popolo palestinese. Il risultato di questa forma di punizione collettiva è stato un graduale deteriorarsi della vita nei Territori Occupati Palestinesi (OPT).

In seguito alla vittoria militare di Hamas nella Striscia di Gaza nel giugno del 2007, l'assedio imposto da Israele è stato ulteriormente stretto fino ad arrivare ad un livello senza precedenti.

Citando di continuo i razzi fatti in casa dall'interno di Gaza, il Governo israeliano ha recentemente dichiarato Gaza un'entità ostile e minacciato di tagliare l'energia elettrica, i rifornimenti di carburante e di far diminuire sostanzialmente il numero di persone ammesse ad entrare e uscire, così come quello relativo all'ammontare delle merci, dei generi alimentari e dei soldi necessari alla vita quotidiana della popolazione di Gaza.

La politica israeliana di illegale punizione collettiva ha sempre avuto il suo grave impatto sulle vite dei civili Palestinesi. La punizione collettiva è espressamente vietata dalla legge umanitaria internazionale. Secondo questo principio, le persone non possono essere punite per reati che non hanno personalmente commesso. Nel suo autorevole commento all'Articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra, il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha chiarito che il divieto di punizioni collettive non si riferisce solo a reati penali criminali, " ma a reati penali di ogni tipo inflitte a persone e gruppi interi di persone, in contrasto con i più elementari principi di umanità, per atti che queste persone non hanno commesso".

L'assedio che è stato imposto alla Striscia di Gaza ha creato enormi perdite e danni in differenti aspetti della vita dei Palestinesi. La Striscia di Gaza è diventata una grande prigione senza accesso al mondo esterno.

Il settore sanitario è stato drammaticamente colpito dall'assedio. Secondo l'ultimo Rapporto sulla Situazione Umanitaria dell'Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) diffuso il 9 ottobre 2007, meno di cinque pazienti sono passati in Israele/Cisgiordania ogni giorno per cure mediche, rispetto ad una media di 40 pazienti al giorno, nel mese di luglio. L'Organizzazione Mondiale della Salute ha indicato che una media di 1000 pazienti uscivano da Gaza per cure mediche ogni mese prima delle chiusure di metà giugno.

Come effetti delle continue chiusure, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (United Nations World Food Programme -WFP) ha riportato aumenti significativi dei prezzi per alcuni articoli di cibo. Il prezzo di 1 kg di carne fresca è aumentato da 32 NIS a 40 NIS (20%) mentre il prezzo del pollo è salito da 8 NIS a 12 NIS (33%).

Secondo il Rapporto OCHA del 9 ottobre, durante il mese di settembre un totale di 1.508 carichi di autocarri di merci sono entrati a Gaza, contro i 2.468 carichi del mese di agosto e i 3.190 di luglio. Non ci sono più scorte di cibo e questo contribuisce a far aumentare i prezzi.

Anche il sistema educativo a Gaza è stato colpito dagli effetti dell'assedio. Con l'inizio del nuovo anno scolastico c'è stata una grave mancanza di libri e carenza di materie prime per la stampa. Secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per l'Assistenza e l'impiego per i rifugiati (United Nations Relief and Works Agency - UNRWA) un terzo degli studenti hanno iniziato l'anno scolastico senza i necessari libri di testo. Le chiusure hanno anche impedito a migliaia di studenti di raggiungere le loro università fuori della Striscia di Gaza. Migliaia di studenti non hanno avuto il permesso di raggiungere le loro università in Cisgiordania e all'estero a causa dell'assedio.

A livello industriale, impedire le importazioni di materie prime essenziali per l'economia di Gaza e l'industria e anche le esportazioni di merci finite, ha causato la chiusura di molte attività di produzione. Secondo le stime di Paltrade del 12 settembre 2007, più di 75.000 impiegati del settore privato (circa il 60% della forza lavoro totale del settore privato) sono stati licenziati negli ultimi tre mesi, ricordando che gli impiegati del settore privato rappresentano circa il 36% del totale della forza lavoro a Gaza. Secondo il Consiglio Palestinese per il Coordinamento del Settore Privato (Palestinian Private Sector Coordination Council -PSCC), le attuali restrizioni hanno portato alla dismissione del 90% delle operazioni industriali di Gaza.

Anche il settore agricolo è a rischio. Secondo il rapporto OCHA, la stagione delle esportazioni per gli incassi agricoli di Gaza (fragole, garofani e pomodorini ciliegia) è prevista per metà novembre. Quest'anno, 2.500 dunum di fragole sono state piantate con una produzione prevista di circa 6.250 tonnellate di fragole incluse 2.500 destinate ai mercati europei. Si prevede anche la produzione di 490 tonnellate di pomodori ciliegia. Se le esportazioni non sono consentite entro quel periodo, gli agricoltori saranno esposti a perdite tremende in termini di costi di produzione e vendite mancate.

Secondo la Banca Mondiale, il 67% della popolazione di Gaza vive sotto il livello della povertà che è stimato sempre dalla Banca Mondiale in 2 dollari al giorno. Poiché gli esseri umani sono i prodotti dell'ambiente in cui vivono, l'ambiente palestinese oggi è una combinazione di privazioni, povertà, rabbia, sentimenti di impotenza e disperazione. Simili sentimenti condurranno inevitabilmente a una rabbia crescente che alla fine rischia di sfociare in una maggiore violenza e conflitti.

I palestinesi sono passati attraverso ripetuti traumi di morte e distruzione di case e vite nel corso dei decenni passati. L'assedio attuale rievoca i precedenti traumi facendo rivivere alla popolazione quei sentimenti negativi in cui si sono imbattuti in precedenza e che hanno attraversato.

E' prevedibile che in tale ambiente le ideologie estremiste fioriranno. Questo avrà un impatto sulla situazione interna della società palestinese ma anche sull'ambiente politico dell'intera regione, distruggendo ogni possibilità di pace e sicurezza.

In poche parole, con questo assedio immorale, Gaza diventerà la città di morte dove ogni cosa sarà distrutta. E' nostro dovere salvare la vita.

Campagna palestinese e internazionale per la fine dell'assedio di Gaza

end.gaza.siege@gmail.com

02 novembre 2007

Non è possibile curarsi in Israele

I Servizi di sicurezza impediscono ad un palestinese malato di cancro di essere curato in Israele


Mahmoud Abu Tala (foto di Mahmoud Sabah, B'Tselem)

Israele ha il pieno controllo della Striscia di Gaza: ne controlla lo spazio aereo e marittimo, l'anagrafe, il movimento di persone e di beni; per la legge internazionale, deve quindi provvedere alla salute degli abitanti. Avendo bloccato il trasferimento delle imposte, che raccoglie per l'Autorità Palestinese, Israele è responsabile in prima persona dei trattamenti medici, non ottenibili nella Striscia. Da giugno 2007, inoltre, Israele vieta agli abitanti di espatriare, anche per cure mediche; resta, come unica possibilità, quella di chiedere di essere curati in territorio israeliano.

Nell'agosto del 2007, a Mahmoud Abu Taba, un ventunenne di Rafah, è stata diagnosticata una neoplasia maligna dell'intestino tenue. È stato operato e trattato con chemioterapia in ospedali della Striscia, ma, comparsa un'ostruzione intestinale, i medici hanno valutato che un intervento d'urgenza era possibile solo in Israele. Nel frattempo, l'hanno nutrito con fleboclisi, dovendo però dimezzare le cure per la penuria di farmaci, conseguenti all'assedio. Mahmoud ha perso un terzo del suo peso.

Il 18 ottobre, la famiglia è riuscita a procurargli il permesso dell'esercito israeliano per entrare in Israele. Lo stesso giorno, Mahmoud e il padre si sono recati in ambulanza al passaggio di Erez, ma qui i Servizi di Sicurezza israeliani (Shin Bet) hanno negato l'ingresso al malato e ne hanno arrestato il padre, accusandolo di terrorismo. Dopo due ore di attesa, Mahmoud è stato rimandato in un ospedale della Striscia.

La famiglia ha ripresentato domanda, ottenendo risposta positiva solo il 28 ottobre. Questa volta, l'ambulanza ha dovuto attendere al valico per 5 ore. Il 29 ottobre, Mahmoud è morto; il padre è stato rilasciato.

Da

http://www.btselem.org/english/Gaza_Strip/20071018_Gaza_Medical_Care_Cancer_patient_Mhmoud_Abu_