Tu sei mio fratello - un progetto Kufia per l’adozione a distanza

Tu sei mio fratello

Un progetto Kufia
per l’adozione a distanza
di bambini palestinesi
di Jenin e Tulkarem

“Ogni giorno siamo informati dalla repressione israeliana contro la popolazione palestinese. E ogni giorno più distratti dal suo significato, come vuole chi la guida. Cresce ogni giorno un assedio che insieme alle vite, alla cultura, le abitazioni, le piantagioni e la memoria di quel popolo – nel medesimo tempo – distrugge o deforma l’onore di Israele. […] alle centinaia di uccisi, migliaia di feriti, decine di migliaia di imprigionati, […] corrispondono decine di migliaia di giovani militari e coloni israeliani che per tutta la loro vita, notte dopo giorno, con moglie, i figli e amici dovranno rimuovere quanto hanno fatto o lasciato fare. Anzi indotti a giustificarlo . E potranno farlo solo in nome di qualche cinismo real-politico e di qualche delirio nazionale o mistico […]. Per ogni donna palestinese arrestata, ragazzo ucciso o padre percosso e umiliato, ci sono una donna, un ragazzo, un padre israeliano che dovranno dire di non aver saputo oppure, come già fanno, chiedere con abominevole augurio che quel sangue ricada sui propri discendenti. Mangiano e bevono fin d’ora un cibo contaminato e fingono di non saperlo. Su questo, nei libri dei loro e nostri profeti stanno scritte parole che non sta a me ricordare.
Quell’assedio può vincere. Anche le legioni di Tito vinsero. Quando dalle mani dei palestinesi le pietre cadessero e – come auspicano i “falchi” di Israele – fra provocazione e disperazione, i palestinesi avversari della politica di distensione del Olp, prendessero le armi, allora la strapotenza militare israeliana si dispiegherebbe fra gli applausi di una parte della opinione internazionale e il silenzio impotente di odio di una parte, tanto più grande. Il popolo della memoria non dovrebbe disprezzare gli altri popoli fino a crederli incapaci di ricordare per sempre […].”
Franco Fortini, dalla Lettera agli Ebrei italiani, maggio 1989 (in Franco Fortini I cani del Sinai, Quodlibet, 2002).

Palestina, memoria e futuro
Malgrado gli anni e le inenarrabili sofferenze, la Palestina continua ad essere raccontata e descritta da chi sta praticando da più di cinquanta anni un’opera di distruzione sistematica della storia, della memoria e del futuro del suo popolo.
Kufia intende costruire un luogo dove il racconto sia testimonianza e dove alla testimonianza sia restituita la dignità di verità storica, un luogo dove sia possibile creare e trasmettere, nelle due direzioni, sensazioni e conoscenze. Dietro il sipario della mistificazione esistono conflitti mal raffigurati ed esperienze non rappresentate, che Kufia vuole evocare e fare emergere con la vicinanza. Con il prendersi cura e con l’uso intenso dei cinque sensi vuole capovolgere certezze e incertezze tratte con l’inganno, vuole strappare il buio alla notte infinita e immettere significato nelle parole vuote, vuole essere un'eco al dolore e una mano clemente.

Un sogno comune, un atto di responsabilità
Il sogno di Kufia è progettare un futuro insieme agli uomini, alle donne e ai bambini delle città, dei villaggi e dei campi profughi palestinesi. Un sogno che è anche assunzione di responsabilità, impegno a sostenere la necessità che la politica torni a svolgere il suo ruolo nel concetto più nobile di questo termine troppo abusato e volgarizzato. Un impegno individuale e collettivo, che prendiamo innanzitutto con noi stessi, perché la devastazione di quel popolo è la sintesi dell’agonia della nostra umanità e la solidarietà verso i palestinesi è un atto d'amore per tutti gli esseri umani.
Sulla menzogna non si costruisce la pace, la verità ci rende liberi
Basta visitare un campo profughi, essere spettatori per poche ore di una realtà in grado di sgretolare qualsiasi pregiudizio, per sentire tutta l'insostenibilità della nostra inadeguatezza e per capire che abbiamo trascurato per troppo tempo la nostra stessa umanità. E a quel punto, essere testimoni di quella realtà, difendere l'unica verità diventa un dovere morale, anche se la verità è dolorosa o scomoda, come ha scritto Hanna Arendt: “I fatti sono al di là dell'accordo e del consenso [...]. Una opinione sgradita può essere discussa, respinta o si può giungere a un compromesso su di essa, ma i fatti sgraditi possiedono un'esasperata ostinazione che può essere scossa soltanto dalle pure e semplici menzogne”.

Tu sei mio fratello, le ragioni di un impegno
Gli eterni profughi dei campi di Jenin e Tulkarem credono nell’importanza della nostra presenza e noi, insieme a tutti gli amici che sosterranno i progetti di Kufia in Palestina, ci ostineremo a strapparli dal limbo in cui l’occupazione tenta di relegarli da cinquant’anni, li aiuteremo a raccontare il dolore e la speranza con le parole e i suoni della loro cultura, con i colori e gli odori della loro terra.

Nel ricordo di Ruth. Un’altra strada c’è
Una donna e un’amica straordinaria, Ruth Leiser, ha voluto con grande forza e determinazione che si realizzasse, nel nome del marito Franco Fortini, figlio di un ebreo italiano, il progetto di ricostruzione di un centro di aggregazione per i bambini e i ragazzi del campo di Jenin. Suo desiderio era la ripresa delle attività didattiche e ricreative interrotte drasticamente nell’aprile nero del 2002: l’aprile del massacro tanto spaventoso quanto negato. Attorno a questo progetto, Kufia ha sviluppato i contatti con le famiglie del campo che ci hanno permesso di avviare le prime adozioni a distanza.

Dare speranza per sfuggire alla barbarie della disperata violenza contro la violenza sistematica
Da Jenin, Kufia è approdata a Tulkarem, piccola città palestinese completamente chiusa nella morsa dell’abominevole muro, dove un gruppo di persone competenti e determinate ha dato vita a una sede locale dell’associazione. Oltre al programma di adozioni a distanza a Tulkarem, Kufia sta realizzando diversi progetti di cooperazione effettiva, tra cui un laboratorio di scrittura creativa per i più piccoli, l’allestimento di campi da pallavolo e pallacanestro, per riscoprire la gioia del giocare e la ripresa di attività tradizionali come l'apicoltura e la gestione da parte di un gruppo di donne di un centro di cucito dove verranno prodotti capi di abbigliamento e accessori di qualità.
Abbiamo scelto di rispondere con progetti di vita alla cultura della morte, con la ricostruzione alla devastazione, con la creatività all'annichilimento e di portare la gente di Jenin e di Tulkarem in uno spazio dove sia ancora possibile parlare di verità, di libertà e pace, di amicizia e non violenza, e forse domani, di riconciliazione.
I bambini nei campi profughi di Jenin e Tulkarem sono migliaia e vivono in condizioni drammatiche. Con il nostro programma non li raggiungeremo tutti, ma saremo in grado di sostenere progetti di vario tipo che andranno a vantaggio di un'intera comunità.
Lo scopo immediato del nostro programma è sostenere economicamente le famiglie che non hanno alcun reddito: il padre, quando c'è, è disoccupato o impossibilitato a muoversi da muri, recinzioni e soldati. L'occupazione ha spazzato via ogni forma di economia ed umanità e la costruzione del muro sta riducendo ulteriormente le pochissime risorse rimaste, sottraendo la terra, impedendo l'accesso all'acqua e strappando gli alberi di ulivo.

Promuovere nei luoghi difficili la scelta della non violenza
Ma il nostro desiderio più grande è promuovere la civiltà della non violenza, e che chi adotta un bambino di Jenin o di Tulkarem si senta partecipe di un progetto che, in tempi a volte dolorosamente lunghi, vuole gettare un ponte tra le famiglie adottive e le famiglie adottate, aprire dei canali di comunicazione, di scambio, per rompere l’isolamento senza speranza di questi bambini che non conoscono altra realtà se non la guerra, per traghettarli dal buio della dimenticanza alla luce dell’attenzione, dall’ isolamento fin dentro il cuore della comunità internazionale che ripudia la violenza.

Come partecipare al progetto
Il costo dell’adozione è 60 Euro mensili, quindi 720 Euro annuali per ogni bambino. Per il versamento, è possibile effettuarlo sul c/c intestato a Chimetto Michela e Zanotto Mauro ( per conto di Kufia ) di Banca Intesa fil. Viale della Pace Vicenza , CIN A ABI 03069 CAB 11834 C/C N.000001411431 . La famiglia adottiva riceverà una scheda con i dati del bambino, corredata di fotografie e informazioni sulla famiglia, verrà messa in contatto con la famiglia del bambino, direttamente o, in caso non fosse possibile, attraverso l'ufficio di Kufia a Tulkarem e le persone incaricate nel campo di Jenin, e verrà periodicamente aggiornata sulla situazione del campo in generale e della famiglia in particolare.

Per informazioni sul programma di adozioni a distanza di Kufia Tu sei mio fratello invia una e-mail a: michelachimetto@alice.it .