30 aprile 2008

A Oriente del Profeta





Galla Librarsi - Contrà delle Morette, 4 - Vicenza

MARTEDì 6 MAGGIO alle ore 21.00

EMANUELE GIORDANA

presenta il suo libro
A ORIENTE DEL PROFETA

Emanuele Giordana è nato nel 1953 a Milano dove è stato docente di cultura indonesiana all'IsMEO, cofondatore e direttore della rivista "Quaderni Asiatici".
Ha passato lunghi periodi in Asia e America Latina e scritto diversi saggi sull' Asia su riviste specializzate e testi universitari.
Ha pubblicato con Guido Corradi "La scommessa indonesiana" per Utet-Libreria nel 2003. Ha lavorato per diverse agenzie dell'Onu e per Ong italiane e internazionali. Per Lettera22 ha curato, per i tipi di ObarraO, con Paolo Affatato "Il Dio della guerra" (2003) e "A Oriente del profeta" (2005). Il suo ultimo saggio è "Afghanistan. Il crocevia della guerra alle porte dell'Asia"(Ed. Riuniti 2007). Ha inoltre coordinato il saggio di Lettera22 "Geopolitica dello tsunami" (2005) e "Tibet. Lotta e compassione sul Tetto del mondo" (Il Riformista 2008). Collabora con Limes e altre riviste specializzate. Con gli autori storici della pubblicazione voluta da G.Borsa "Asia Major" ha cofondato nel 2006 l'associazione "Asia Maior" di cui è vicepresidente. E' uno dei conduttori di "Radiotremondo" a Radio3Rai e tra i promotori dell'iniziativa "Afgana" Vai al blog di Emanuele Giordana

Gaza vivrà


Domenica 4 maggio, alle ore 15 al Palalago di Marola, ci sarà un incontro con una delegazione del Popular Committee Against Siege di Gaza.

Gamal Elkoudary, parlamentare palestinese e presidente del Comitato, e Sameh Habeeb, coordinatore dello stesso, toccheranno una ventina di città italiane per parlare della situazione di Gaza, proprio mentre la politica portata avanti da Israele colpisce quotidianamente in ogni luogo della Striscia.

Un'occasione per ascoltare la voce di Gaza, per conoscere la situazione direttamente da chi la vive sulla propria pelle, per rinnovare la solidarietà politica ed umana a chi resiste in questo luogo dove si consuma da mesi l’oppressione più grande, l’ingiustizia più manifesta.


Alcuni dati per rendersi conto della situazione:

OCHA, l'ufficio Onu di coordinamento per gli aiuti umanitari comunica
le conseguenze della mancanza di carburante nella Striscia di Gaza.
UNRWA, l'agenzia ONU per i rifugiati, giovedi 24 aprile fermera' la
consegna di cibo a 650.000 rifugiati.
12 municipi della Striscia hanno gia' interrotto la raccolta dei
rifiuti di 50.000 abitanti.
Gli ospedali del ministero sanita' hanno tra 33 e 170 ore di
autonomia elettrica. Quelli gestiti da Ong meno di una settimana.
Il deposito centrale di medicine ha finito le scorte di carburante
il 22 aprile. Vaccini per 50.000 bambini saranno perduti se la mancanza di
elettricita' superera' le otto ore e ci vorranno 6 mesi per rimpiazzarli.
I veicoli dell'UNRWA si fermeranno giovedi 24 e non potranno svolgere
le operationi rivolte a 214 scuole, 19 ambulatori medici e la raccolta
dei rifiuti nei campi profughi.
Lino Zambrano - CRIC Gaza

27 aprile 2008

La cena palestinese del 19 APRILE






A detta dei partecipanti, ben riuscita. Come sempre. Allegria, incontri, atmosfera di comunità e, naturalmente, un cibo ottimo. Troneggia il piatto forte, il coscous, preparato dalle mani di signore arabe acquista un gusto e un colore che non si trova altrove.
Purtroppo la sede in cui è stata organizzata non consentiva più di 100 persone, quindi negli ultimi giorni alcune prenotazioni hanno dovuto essere rifiutate.
Ad ogni modo il risultato economico non è stato affatto disprezzabile: 1.600 euro netti, che verranno devoluti alla ricostruzione del REC, danneggiata dall'incursione israeliana.
Grazie a tutti per la partecipazione e un grazie particolare agli amici arabi e palestinesi che, sempre più numerosi, hanno contribuito al successo della serata!

Nota: se qualcuno vuol vedere immagini dell'asilo del REC (prima della distruzione) click qui

E' uscito BoccheScucite n.55




L'apartheid esiste davvero qui”

Il numero è dedicato all'ex Presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter in questi giorni in Palestina e Israele.

Sommario


EDITORIALE Spegnamo tutte le fiaccole! “Giù le mani dal Tibet!" è il coro che il mondo sta lanciando. Ma nessun coro si leva per la Cecenia, come nessuno dice giù le mani dalla terra dei baschi e tanto meno dalla Palestina. Interessantissimo per l'attualità e l'originalità della riflessione politica: stampalo e diffondilo, inoltralo ai tuoi media locali.

A VOCE ALTA Colonizzazione infinita. I dati drammatici delle ultime settimane ricavate dalla stampa israeliana.

HANNO DETTO 60 anni dopo. 9 Aprile 1948, il massacro di Deir Yassin, la Marzabotto di Palestina.

LENTE D'INGRANDIMENTO La Palestina impossibile di Jeff Halper. Un approfondimento da stampare e leggere con calma per avere una compiuta lettura della realtà in atto descritta magistralmente dal leader dell'ICHAD. Da non perdere.

ABBIAMO LETTO La Palestina nell'Annuario della pace. un articolo di Luisa Morgantini

IN BREVE Ritagli dai nostri giornali, da Veltroni che difende il muro di apartheid all'Avvenire che stravolge i check-point in luoghi di sofferenza per gli... israeliani, alla lucidità di Sergio Romano sul Corriere della Sera.

Per scaricare e leggere i testi click qui.

Testimonianze: Tessitrici di pace e di speranza


Con l’aiuto della parrocchia melchita di Ramallah trecento donne palestinesi vendono i loro tessuti a Gerusalemme

DA RAMALLAH CHIARA PELLICCI

Nei locali del Centro pastorale melchita di Ramallah è giorno di consegna dei lavori. Donne con il capo velato e il vestito scuro, ornato con ricami dai colori vivaci, portano borsoni traboccanti: sono gli oggetti in stoffa realizzati dalle madri di famiglia che, grazie all’attività pastorale della parrocchia cattolica melchita, si vedono garantito un lavoro, quello di ricamatrici e sarte, e la possibilità di svolgerlo a casa propria. Vengono qui di tanto in tanto per consegnare i manufatti, vedersi pagare il compenso dovuto e prendere nuove stoffe per nuovo lavoro.
Ne vengono fuori borse, borsellini, fodere per cuscini, centri tavola e quant’altro la fantasia permetta di confezionare con stoffa ricamata secondo la tradizione palestinese. Il Centro pastorale melchita garantisce la vendita dei prodotti realizzati. O almeno ci prova: il turismo a Ramallah, come nel resto dei Territori occupati, è pressoché scomparso viste le difficoltà di libero accesso a causa della presenza dei numerosi check point
israeliani. Così come i pellegrinaggi, che difficilmente si addentrano nel cuore dei territori palestinesi, nonostante la presenza di numerosi siti sacri e di vive comunità cristiane. Ma al Centro pastorale non si danno per vinti. I lavori consegnati dalle ricamatrici vengono in parte esposti per chi si spinge fino qui, in parte inviati a Gerusalemme, al di là del muro che isola i territori palestinesi. Se i visitatori non arrivano a Ramallah, sono gli oggetti che raggiungono i visitatori: succede allora che i pellegrini in visita al luogo dove Gesù insegnò ai suoi discepoli la preghiera del Padre Nostro sul Monte degli Ulivi, trovino i ricami delle donne di Ramallah e dintorni. Un modo perché le vendite siano assicurate.
Il «progetto ricamo» ha un valore ecumenico e interreligioso: coinvolge quasi trecento donne palestinesi, di cui una quarantina cristiane (cattoliche, ortodosse, luterane) e le rimanenti, musulmane. Tutte madri che con il loro lavoro fanno fronte alla precaria situazione in cui versa la maggioranza delle famiglie in Cisgiordania.
Qui il ricamo non è un’attività come un’altra: è una tradizione femminile che da secoli tramanda disegni e colori dei vestiti tipici palestinesi. Completamente femminile è anche la gestione del Centro, affidata a personale locale affiancato da alcune volontarie dell’Afi (Associazione fraterna internazionale), una comunità di laici cristiani fondata negli anni Trenta in Belgio da Yvonne Poncelet.
«È alle donne palestinesi che il Centro è stato affidato completamente. Noi le aiutiamo soltanto», spiega Hélène, una laica francese che con il parroco segue il progetto dal suo inizio.
A pochi passi dalla parrocchia melchita c’è la piazza dei Leoni, punto nevralgico della città. Dietro l’ingorgo di auto che puntualmente si crea intorno al monumento centrale, si intravede un gruppetto di uomini che sventola bandiere e rivendica diritti. I clacson sovrastano le voci dei manifestanti. Le donne dai vestiti scuri e ricamati passano accanto: si avvicinano, cercano di capire. Solo pochi minuti, però: sono cariche di nuovi tessuti da confezionare. Famiglia e lavoro a domicilio aspettano.


Muhammed Zeidan



Poche persone alla serata sui "diritti umani in Israele". Peccato, perchè l'oratore è stato molto interessante, spiegando in maniera seria e documentata la situazione.
Sono seguiti un video di Michela Chimetto, realizzato dopo la sua recente visita nei Territori occupati, e la sua testimonianza.