21 luglio 2025

Dichiarazione Congiunta del Gruppo dell’Aia sulla conclusione della Conferenza di Emergenza sulla Palestina alla Conferenza di Bogotá

 19 luglio 2025.  

Si è tenuta a Bogotá, Repubblica di Colombia, dal 15 al 16 luglio 2025, la Conferenza di Emergenza sulla Palestina convocata dal Gruppo dell’Aia.

Riportiamo di seguito la Dichiarazione Congiunta emersa dalla Conferenza

Dichiarazione congiunta al termine della
conferenza di emergenza sulla Palestina

Convocata dal Gruppo dell'Aia


Noi, rappresentanti di Bolivia, Cuba, Colombia, Indonesia, Iraq, Libia, Malesia, Namibia, Nicaragua, Oman, Saint Vincent e Grenadine, Sudafrica e tutti gli altri Stati* che sottoscrivono quanto segue entro il 20 settembre 2025,

Guidati dagli scopi e dai principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite e dal diritto
internazionale, compreso il diritto inalienabile dei popoli all'autodeterminazione e il principio dell'inammissibilità dell'acquisizione di territori con la forza;

Riuniti con urgenza a Bogotà, Colombia, dal 15 al 16 luglio 2025 con l'obiettivo di rafforzare la nostra determinazione collettiva creando una voce internazionale unitaria e adempiendo ai nostri obblighi internazionali in relazione alla situazione nei Territori Palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est;

Piangendo ogni vita persa nel corso delle azioni genocidarie di Israele nei Territori
Palestinesi occupati;

Deplorando l'ostruzione degli aiuti umanitari e la violenza deliberata e indiscriminata e le
punizioni collettive inflitte alla popolazione affamata della Striscia di Gaza;

Deplorando i ripetuti sfollamenti forzati di massa della popolazione civile palestinese e l'ostacolo al suo ritorno;

Riconoscendo il rischio che le azioni di Israele comportano per le prospettive di pace e sicurezza nella regione, nonché per l'integrità del diritto internazionale in generale;

Rifiutando di rimanere osservatori passivi della devastazione nei Territori Palestinesi occupati e della negazione del diritto inalienabile del popolo palestinese all'autodeterminazione;

Riaffermando il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia del 19 luglio 2024
sulle conseguenze derivanti dalle politiche e dalle pratiche illegali di Israele, che, per loro stessa natura, sono motivo di preoccupazione per tutti gli Stati;

Ricordando tutte le risoluzioni pertinenti delle Nazioni Unite, compresa la risoluzione A/
RES/ES-10/24 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e gli obblighi assunti dagli
Stati membri di adottare misure in linea con il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia del 19 luglio 2024, il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto umanitario;

Sottolineando l'importanza che istituzioni quali la Corte Internazionale di Giustizia e la Corte Penale Internazionale adempiano ai propri mandati senza timori né favoritismi, condizione essenziale per la salvaguardia del diritto internazionale;

Condannando gli attacchi unilaterali e le minacce contro i titolari di mandati delle Nazioni Unite, nonché contro le istituzioni chiave dell'architettura dei diritti umani e della giustizia internazionale;

Basandosi sull'eredità dei movimenti di solidarietà globale che hanno smantellato l'apartheid e altri sistemi oppressivi, stabilendo un modello per future risposte coordinate alle violazioni del diritto internazionale;

Riconoscendo la complementarità del Gruppo dell'Aia con altre iniziative quali il Gruppo di Madrid volte a rafforzare l'attuazione del diritto internazionale;

Accogliendo con favore la Conferenza Internazionale di Alto Livello per la Risoluzione
Pacifica della Questione Palestinese e l'attuazione della Soluzione dei due Stati, che si terrà
presso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite dal 28 al 30 luglio 2025;

Sottolineando l'urgenza che tutti gli Stati Membri adempiano in buona fede agli obblighi
assunti in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale;

Uniti nella convinzione che un'azione coordinata a livello nazionale e internazionale sia un imperativo urgente per proteggere la Carta delle Nazioni Unite, rispettare gli obblighi derivanti dal diritto internazionale e promuovere una pace giusta e duratura in tutto il mondo, ponendo fine all'occupazione illegale della Palestina e consentendo al popolo palestinese di esercitare il proprio diritto all'autodeterminazione;

Ribadendo il nostro impegno ad attuare le misure provvisorie, le sentenze e i pareri
consultivi pertinenti della Corte Internazionale di Giustizia, nonché le risoluzioni pertinenti
delle Nazioni Unite, compresa la Risoluzione dell'Assemblea Generale A/RES/ES-10/24;

Annunciamo con la presente le seguenti misure, che saranno adottate in base ai quadri giuridici e legislativi nazionali degli Stati:

1. Impedire la fornitura o il trasferimento di armi, munizioni, carburante militare, attrezzature militari correlate e prodotti a duplice uso a Israele, secondo quanto opportuno, al fine di garantire che la nostra industria non contribuisca a fornire gli strumenti che consentono o facilitano il genocidio, i crimini di guerra, i crimini contro l'umanità e altre violazioni del diritto internazionale.

2. Impedire il transito, l'attracco e l'assistenza alle navi in qualsiasi porto, se del caso, all'interno della nostra giurisdizione territoriale, nel pieno rispetto del diritto internazionale applicabile, compresa la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS), in tutti i casi in cui sussista un chiaro rischio che la nave sia utilizzata per trasportare armi, munizioni, carburante militare, attrezzature militari correlate e prodotti a duplice uso verso Israele, al fine di garantire che le nostre acque territoriali e i nostri porti non fungano da canali per attività che consentono o facilitano il genocidio, i crimini di guerra, i crimini contro l'umanità e altre violazioni del diritto internazionale.

3. Impedire il trasporto di armi, munizioni, carburante militare, attrezzature militari correlate e prodotti a duplice uso verso Israele su navi battenti la nostra bandiera, nel pieno rispetto del diritto internazionale applicabile, compresa l'UNCLOS, garantendo la piena responsabilità, compresa la revoca del diritto di bandiera, per il mancato rispetto di tale divieto, a non fornire aiuto o assistenza per mantenere la situazione creata dalla presenza illegale di Israele nei Territori Palestinesi Occupati.

4. Avviare una revisione urgente di tutti i contratti pubblici, al fine di impedire alle istituzioni pubbliche e ai fondi pubblici, ove applicabile, di sostenere l'occupazione illegale dei Territori Palestinesi da parte di Israele, che potrebbe consolidare la sua presenza illegale nel territorio, per garantire che i nostri cittadini, le società e gli enti sotto la nostra giurisdizione, nonché le nostre autorità, non agiscano in alcun modo che comporti il riconoscimento o fornisca aiuto o assistenza nel mantenimento della situazione creata dalla presenza illegale di Israele nei Territori Palestinesi Occupati.

5. Rispettare i nostri obblighi di garantire la responsabilità per i crimini più gravi ai sensi del diritto internazionale attraverso indagini e procedimenti giudiziari solidi, imparziali e indipendenti a livello nazionale o internazionale, in conformità con il nostro obbligo di garantire giustizia a tutte le vittime e la prevenzione di crimini futuri.

6. Sostenere i mandati di giurisdizione universale, ove applicabili nei nostri ordinamenti giuridici e costituzionali e nei nostri sistemi giudiziari, al fine di garantire giustizia a tutte le vittime e la prevenzione di futuri crimini nel Territorio Palestinese Occupato.

Sottolineiamo che queste misure costituiscono un impegno collettivo a difendere i principi fondamentali del diritto internazionale;

In riconoscimento delle violazioni del diritto alla salute, chiediamo al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) di avviare immediatamente un'indagine sulle esigenze sanitarie e nutrizionali della popolazione di Gaza, di elaborare un piano per soddisfare tali esigenze in modo continuativo e sostenibile e di riferire in merito a tali questioni prima dell'80ª sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite;

Facciamo appello a tutti gli Stati Membri delle Nazioni Unite affinché rispettino i nostri
obblighi, promuovendo al contempo meccanismi di cooperazione tra tutte le parti.

Adottato a Bogotá, Colombia, il 16 luglio 2025.


*La Repubblica dell'Iraq e lo Stato della Libia non riconoscono formalmente lo Stato di Israele.



Con così tante vite in gioco, cosa ha effettivamente ottenuto l’UE dal suo accordo con Israele sugli aiuti a Gaza?

La scorsa settimana, l’UE e Israele hanno raggiunto un accordo: più aiuti umanitari a Gaza, in cambio dell’annullamento di qualsiasi declassamento punitivo del commercio UE-Israele. Ma gli stati europei avrebbero dovuto sapere che il governo di Netanyahu è pieno di bugiardi, ladri e demagoghi che non danno alcun valore alla loro parola.


Il capo della politica estera dell’UE, Kaja Kallas, a sinistra, stringe la mano al ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar a Bruxelles a febbraio. Virginia Mayo/AP

di Amir Tibon,  Haaretz, 16 luglio 2025.    

La scorsa settimana, il capo della politica estera dell’Unione Europea, Kaja Kallas, ha annunciato un accordo con il governo israeliano per aumentare la quantità di aiuti umanitari destinati a Gaza. Israele ha promesso di consentire l’ingresso di altri camion carichi di cibo e medicine nell’enclave devastata dalla guerra; in cambio, l’UE ha deciso di eludere, per il momento, qualsiasi piano di degradazione delle sue relazioni diplomatiche ed economiche con Israele.

Il compromesso è nato dalla minaccia dell’UE di sospendere l’Accordo di Associazione con Israele, che guida la stretta cooperazione dell’Europa con il paese. Citando una clausola dell’Accordo che richiede il “rispetto dei diritti umani”, alcuni funzionari dell’UE hanno chiesto di riesaminare l’Accordo, sulla base della condotta di Israele a Gaza – in particolare l’accusa che Israele stia deliberatamente affamando la popolazione di Gaza.

Inoltre, molti governi europei condividono la preoccupazione che il fondo israelo-americano che distribuisce aiuti nel sud di Gaza, la cosiddetta “Gaza Humanitarian Foundation”, faccia parte di un piano per concentrare un milione di abitanti di Gaza in una piccola area e poi spingerli in altri paesi.

Palestinesi in attesa di ricevere cibo da una cucina di beneficenza a Gaza City lunedì. Mahmoud Issa/Reuters

La situazione umanitaria a Gaza e il sospetto che il governo di estrema destra israeliano la stesse usando per promuovere un piano illegale di pulizia etnica, hanno portato a un quasi consenso tra gli stati membri dell’UE sul fatto che fosse giunto il momento di prendere misure serie contro il governo Netanyahu.

Desideroso di evitare un tale risultato, il nuovo ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, ha negoziato silenziosamente un accordo con Kallas: più aiuti umanitari a Gaza, in cambio di un rinvio a tempo indeterminato di qualsiasi azione relativa all’Accordo di Associazione. Kallas ha celebrato il suo presunto successo in politica estera in una conferenza stampa la scorsa settimana.

Ma il compromesso ha sempre avuto un grosso difetto, che è stato abbastanza facile da identificare fin dal momento in cui è stato annunciato. Per usare parole semplici, l’UE ha pagato in contanti, ma Israele ha solo promesso di consegnare le merci in futuro. Kallas ha dato a Sa’ar la “vittoria” che voleva quando la riunione mensile dei ministri degli Esteri dell’UE si è conclusa senza alcuna decisione concreta contro Israele. Ma l’UE, a una settimana dall’inizio dell’accordo, ha effettivamente ottenuto ciò che le era stato promesso in cambio?

Ragazzi palestinesi in cerca di oggetti da recuperare tra le macerie degli edifici distrutti il giorno prima dagli attacchi israeliani a Gaza City. Omar al-Qattaa/AFP

È qui che le cose diventano torbide e poco chiare. Innanzitutto, i termini dell’accordo non sono mai stati resi pubblici, ma solo dichiarazioni vaghe e generiche su “più camion e più valichi di frontiera”. I numeri esatti sono stati molto probabilmente tenuti segreti per salvare Sa’ar e il resto del governo da una situazione politica imbarazzante in Israele, dove l’aumento degli aiuti a Gaza è attualmente una politica estremamente impopolare.

Ma Kallas avrebbe dovuto sapere che questo governo specifico è pieno di bugiardi, ladri e demagoghi, che non danno alcun valore alla loro parola e diffondono costantemente disinformazione.

Non pubblicando i termini esatti dell’accordo, Kallas ha reso incredibilmente facile per il governo rallentare la marcia, diluire e negare i propri impegni. Questo spiega la sua dichiarazione di questa settimana sui “miglioramenti tangibili” che stanno avvenendo a Gaza, ma non ancora ciò che il suo accordo con Israele avrebbe dovuto portare.

Il destino dell’attuazione dell’accordo ora dipende da quanto insisterà la massima diplomatica dell’UE e da come risponderanno i paesi importanti del blocco, se Sa’ar e altri membri del governo Netanyahu lo saboteranno. Non è facile per nessuno ammettere di essere stato truffato e ingannato. Ma con molte vite in gioco, saranno necessarie umiltà e pressione costante per assicurarsi che i termini dell’accordo siano rispettati.

https://www.haaretz.com/israel-news/2025-07-16/ty-article/.premium/lives-on-the-line-what-did-the-eu-actually-get-out-of-its-gaza-aid-deal-with-israel/00000198-1322-d57f-a1ff-df2299af0000?utm_source=mailchimp&utm_medium=Content&utm_campaign=haaretz-today&utm_content=1416e60af6

Traduzione a cura di AssopacePalestina