20 dicembre 2011

"Con gli occhi dei bambini" ...

"A Natale ritorniamo bambini ...
sgraniamo gli occhi di fronte al presepe ...
e poi ci lasciamo alle spalle l'anno vecchio ...
e guardiamo il mondo con gli occhi limpidi di un bambino ..."

Frasi fatte, da sempre ripetute
che rischiano di diventare stereotipi
 e perdere il loro messaggio di verità.

Abbiamo provato a cogliere alcuni sguardi di bambini
nelle nostre tappe in quella Terra in cui il messaggio è nato,
terra di fiori e di sangue, di olivi e di violenze,
terra di fratelli che si combattono
e di bambini che vorrebbero
ma non possono
guardare il futuro
'con gli occhi di un bambino'.

Ahmed (i nomi sono di fantasia ma non le storie) è un bambino fortunato. I suoi genitori sono riusciti a ricoverarlo al Caritas Baby Hospital di Betlemme prima che fosse troppo tardi ed ora sta meglio. Dovrebbe essere operato al cuore, però non vi sono reparti di chirurgia pediatrica nel West Bank. Bisogna passare il Muro ed entrare in Israele, ma non è detto che Ahmed e i suoi famigliari ottengano il permesso, e non è detto che quando l'ambulanza arriverà al check poit il soldato di guardia terrà per buono quel permesso ...

Rana vive nel campo dei beduini nomadi, pochi chilometri ad est di Gerusalemme. Il suo grande desiderio è di andare a scuola, la bella scuola di pneumatici e terra costruita dagli italiani, dove ci sono tutti i suoi amici più grandicelli. Ma su quella scuola gravano ben quattro ordini di demolizione, perchè anche Israele ha un suo progetto, quello di portare tutti i beduini in una riserva molto, molto lontano da Gerusalemme ...

Jussuf sarebbe un bambino contento, pieno di amici che vivono come lui nel campo profughi di Nablus. Però i suoi occhi si velano di tristezza perché non vede mai il papà che da anni cerca, trova e poco dopo perde il lavoro. Una volta fu perché dopo ore di attesa il check point non si aprì, un'altra volta si aprì troppo in ritardo, un'altra volta gli fu preferito un operaio turco, un'altra volta ancora fu licenziato senza preavviso e senza spiegazioni ...

 I bambini delle abitazioni che stanno attorno al villaggio di At-Tuwani restano chiusi in casa o, al massimo, possono gironzolare lì intorno. E' sempre rischioso andare da una casa all'altra, andare alla scuola del villaggio, pascolare le pecore in collina, perchè d'improvviso possono fischiare sassate o piombare su di loro i coloni armati di bastoni. Ma anche la casa non è sicura, di notte la porta può essere spalancata dal calcio di un militare che entra urlando 'per fare un controllo' ....

Quando guardiamo gli occhi limpidi dei nostri bambini 
e ci inteneriamo al pensiero
che dovremmo 'guardare il mondo con i loro occhi'
riflettiamo sul fatto
che dovremmo fare qualcosa
per rendere il mondo più presentabile.