31 dicembre 2008

Capodanno per la pace in Medio Oriente


«In queste ore che dovrebbero essere di festa, il nostro pensiero corre a Gaza. Per questo, per dare un segnale di vicinanza alle popolazioni che soffrono e per chiedere azioni concrete per fermare il massacro, il 31 sera accendiamo ed esponiamo una candela per la pace».
Lo proponePina Picierno, "ministro ombra" delle Politiche giovanili, promotrice del gruppo su Facebook: «Un Capodanno per la pace in Medio Oriente. Accendi il 31 dicembre una candela per la pace, ovunque tu sia. Un gesto simbolico -sostiene Pina Picierno- perchè tacciano subito le armi tra Israele e Palestina e la comunità internazionale si adoperi per l’inizio del dialogo».
L’iniziativa, lanciata su Facebook il 29 dicembre alle 20, ha già raccolto quasi 4.000 adesioni.

Manifestazione a Vicenza per Gaza

Sabato 3 dicembre alle ore 14
con appuntamento presso la Stazione ferroviaria di Vicenza
un gruppo di associazioni vicentine ha indetto una manifestazione pacifica per manifestare solidarietà al popolo palestinese e protestare contro l'i bombardamenti israeliani sulla striscia di Gaza.
Prime adesioni: Mezzaluna Rossa Palestinese in Italia, Forum Palestina, CUB, Salaam Ragazzi dell’Olivo, Rete Migranti di Vicenza, Coordinamento migranti Verona

Dai giovani la speranza


Una notizia positiva e che testimonia gioia e speranza, in mezzo a tante che ci raccontano la sofferenza e la disperazione.
Ai primi di settembre, due giovani vicentini si sono sposati ed hanno chiesto agli amici di non regalar loro nulla per il matrimonio. Se questi avessero voluto comunque celebrare la festa con un segno, avrebbero potuto, liberamente, porre in una busta un'offerta che sarebbe andata in parte al Centro Melchita di Ramallah, in parte ad un altro progetto locale - una casa per ragazze in difficoltà - promosso da una Cooperativa vicentina.

Hanno così potuto inviare a una suora vicentina, che assieme a due consorelle gestisce il Centro di Ramallah, dove opera una cooperativa di 300 donne che producono ricami, 2.500 euro che verranno utilizzate per emergenze e situazioni di grave bisogno.

Non si tratta di un episodio isolato, un'altra coppia ha fatto lo stesso tipo di proposta per finanziare una scuola in Tanzania, e altre ancora ...

FERMATEVI SUBITO, FERMIAMOCI TUTTI!


"Quello in corso a Gaza è un massacro, non un bombardamento, è un crimine di guerra e ancora una volta nessuno lo dice". P. Manauel Musallam, parroco a Gaza, 28 dicembre 2008
Un inferno di orrore, morte e distruzione, di lutti, dolore e odio si sta abbattendo in queste ore sulla Striscia di Gaza e sul territorio israeliano adiacente.
A voi, capi politici e militari israeliani,
chiediamo di considerare che insieme ai ‘miliziani’ di Hamas state colpendo, uccidendo e ferendo centinaia di civili palestinesi. Non potete non averlo calcolato. Non potete non sapere che a Gaza non esistono obiettivi da mirare chirurgicamente. Non potete non aver messo in conto che da troppo tempo è la popolazione di Gaza a vivere sotto embargo, senza corrente elettrica, senza cibo, senza medicine, senza possibilità di fuga. Le vostre crudeli operazioni di guerra compiono opera di morte su donne, bambini e uomini che non possono scappare né curarsi e sopravvivere, essendo strapieni gli ospedali e vuoti i forni del pane. Ascoltate i vostri stessi concittadini che operano nelle organizzazioni israeliane per la pace: “Siamo responsabili della disperazione di un popolo sotto assedio. Hamas da settimane aveva dichiarato che sarebbe stato possibile ripristinare la tregua a condizione che Israele riaprisse le frontiere e permettesse agli aiuti umanitari di entrare. Il governo d'Israele ha scelto consapevolmente di ignorare le dichiarazioni di Hamas e ha cinicamente scelto, per fini elettorali, la strada della guerra”.
FERMATEVI SUBITO!
A voi, capi di Hamas,
chiediamo di considerare che i vostri razzi artigianali lanciati verso le cittadine israeliane poste sul confine, sono strumenti ulteriori di distruzione e, per fortuna raramente, di morte, e creano inutilmente paura e tensione tra i civili. Sono una assurda e folle reazione all'oppressione subita, che si presta come alibi per un’aggressione illegale. Se foste più potenti, capi di Hamas, vorreste forse raggiungere i livelli di distruzione dei vostri nemici? E non essendolo, a che scopo creare panico, odio e desiderio di vendetta nei civili israeliani che vivono a fianco alla vostra terra? Quali strategie di desolazione, disumane e inefficaci, state perseguendo?
FERMATEVI SUBITO!
E noi donne e uomini che apparteniamo alla ‘società civile’,
FERMIAMOCI TUTTI!
Sostiamo almeno un minuto accanto a tutti i civili che soffrono. Alle centinaia di ammazzati palestinesi, che per noi non avranno mai nome e volto, come alle due vittime israeliane. Alle centinaia di feriti palestinesi e ai fortunatamente pochi feriti israeliani. A chi ha perso la casa. A chi non può curarsi.
E poi, tutti insieme, alziamo la voce: non è questa la strada che porterà Israele a vivere in pace e sicurezza. Non è questa la strada che porterà i palestinesi a vivere con dignità in uno Stato senza più occupazione militare, libero e sovrano.
I media italiani in questi giorni hanno purtroppo mascherato una folle e premeditata aggressione -e soprattutto l'insopportabile contesto di un assedio da parte di Israele che per mesi ha ridotto alla fame un milione e mezzo di persone- scegliendo accuratamente alcuni termini ed evitandone altri.
La maggior parte dei quotidiani e telegiornali ha affermato che “è stato Hamas a rompere la tregua”. Invece il 19 dicembre è semplicemente scaduta una tregua della durata concordata di sei mesi. L'accordo comprendeva: Il cessate-il-fuoco, la sua estensione nel giro di qualche mese alla Cisgiordania e la fine del blocco di Gaza. Questi impegni non sono stati rispettati da Israele (25 palestinesi uccisi solo dalla firma dell'accordo) e quindi Hamas non l'ha rinnovato. Ancor più precisamente, già ai primi di novembre, Israele aveva rotto la tregua con una serie di attacchi a Gaza uccidendo altri 6 palestinesi.
Aiutiamoci allora a valutare criticamente le analisi spesso falsate dei media per dare maggior forza ad altre voci diventate grida: Solo poche ore fa, proprio a Gaza, il Patriarca di Gerusalemme celebrava la Messa di Natale riprendendo il suo Messaggio natalizio:“Siamo stanchi. La pace è un diritto per tutti. Siamo in apprensione per l'ingiusta chiusura imposta a Gaza e a centinaia di migliaia di innocenti. Siamo riconoscenti a tutti gli uomini di buona volontà che non risparmiano sforzi per spezzare questo blocco.”
La strada intrapresa invece, lastricata di sangue e macerie, condurrà la gente qualsiasi al macello. E i suoi capi alla sconfitta. In primo luogo alla sconfitta umana.
Pax Christi Italia, 28 dicembre 2008

Il prossimo numero di BoccheScucite in uscita il 1 gennaio sarà completamente dedicato a Gaza. Per riceverlo invia una mail vuota a
bocchescucite-subscribe@googlegroupscom

22 dicembre 2008

10 dicembre 2008

Concerto 'Per Gerusalemme'



Ottime esecuzioni e scarsa presenza di pubblico al concerto, organizzato dal Comitato di Vicenza di Salaam Ragazzi dell'olivo, presso l'Auditorium Canneti il 5 dicembre scorso.

Sono state eseguite musiche di Giovanni Gabrieli, Ulrich Nehls, Georg F. Händel, Gustav Holst, Ludwig van Beethoven, Johann Sebastian Bach, Antonio Vivaldi, Angelino Rampazzo, Mario Lanaro, Bepi De Marzi, Josef Rheinberger, Hugo Diestler, Javier Busto

Hanno suonato l'Ensemble di Ottoni del Conservatorio ‘A. Pedrollo’ di Vicenza diretto da Emanuele Pasqualin, poi al clarinetto Matteo Gasparotto e all’organo Haig Vosgueritchian e Alberto Barbetta. Ha concluso il Coro “ I Polifonici Vicentini” diretto da Pierluigi Comparin. La serata è stata presentata ed animata dal Maestro Bepi De Marzi.

Il ricavato della serata, pari a 600 euro, sarà interamente devoluto all'Istituto 'Magnificat' di Gerusalemme.


03 dicembre 2008

La giornata per la Palestina a Roma




Il 29 novembre non è una data a caso, ma scelta per il significato simbolico che ha per il popolo palestinese. Quello stesso giorno del 1947 l'Assemblea delle Nazioni Unite adotta la risoluzione 181 (II), nota come Risoluzione sulla Partizione che stabilisce la creazione in Palestina di uno Stato "Ebraico" e uno "Arabo" con Gerusalemme come cuore simbolico e politico, sottoposta ad un regime internazionale speciale. Dei due, solo Israele vede la luce.
Sotto il cielo plumbeo di Roma, fra migliaia di teste, girando tra la folla si sente la voce della gente, le opinioni, i cori e lì la questione politica rientra prepotentemente dalla finestra. I manifestanti si spostano lungo il corteo a seconda della propria piattaforma.
Ma 5000 persone sono tante o poche? Tante, se si considera l'omissis della politica italiana, di buona parte della sinistra e dell'assoluta negazione della questione palestinese da parte di quasi tutti i partiti politici. Tante, se si considera il silenzio della comunità internazionale sulla "normalizzazione" dell'occupazione israeliana e sull'occultamento del diritto del popolo palestinese ad avere uno Stato. Esiste un involucro fatto di ipocrisia democratica che distingue nei media e nei programmi politici dell'occidente pacificato violenze e occupazioni "giuste" o "sopportabili" e altre da annientare in nome della pace e della democrazia. Sotto le chiavi che cadono dal cielo si è tornati a casa.
(tratto dall'articolo di Alessandro Bernardini su ) www.rivistaonline. com


01 dicembre 2008

Intervento del Presidente dell'Assemblea ONU


L’Assemblea generale dell’ONU ha esaminato il 24 e 25 novembre 2008 il rapporto del Segretario generale sulla situazione in Palestina.

Il Presidente dell’Assemblea, Miguel d’Escoto Brockmann (Nicaragua), ha fatto di questo dibattito una questione di principio. Aprendo la seduta, ha dichiarato: « Io invito la comunità internazionale ad alzare la sua voce contro la punizione collettiva della popolazione di Gaza, una politica che non possiamo tollerare. Noi esigiamo la fine delle violazioni di massa dei Diritti dell’uomo e facciamo appello ad Israele, la Potenza occupante, affinché lasci entrare immediatamente gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Questa mattina ho parlato dell’apartheid e di come il comportamento della polizia israeliana nei Territori palestinesi occupati sembri così simile a quello dell’apartheid, ad un’epoca passata, un continente più lontano. Io credo che sia importante che noi, all’ONU, impieghiamo questo termine. Non dobbiamo avere paura di chiamare le cose con il loro nome. Dopotutto, sono le Nazioni Unite che hanno elaborato la Convenzione internazionale contro il crimine dell’apartheid, esplicitando al mondo intero che tali pratiche di discriminazione istituzionale devono essere bandite ogni volta che siano praticate.

Abbiamo ascoltato oggi un rappresentante della società civile sudafricana. Sappiamo che in tutto il mondo organizzazioni della società civile lavorano per difendere i diritti dei Palestinesi e tentano di proteggere la popolazione palestinese che noi, Nazioni Unite, non siamo riusciti a proteggere. Più di 20 anni fa noi, le Nazioni Unite, abbiamo raccolto il testimone della società civile quando abbiamo convenuto che le sanzioni erano necessarie per esercitare una pressione non violenta sul Sud Africa. Oggi, forse, noi, le Nazioni Unite, dobbiamo considerare di seguire l’esempio di una nuova generazione della società civile chef a appello per una analoga campagna di boicottaggio, di disinvestimento e di sanzioni per fare pressione su Israele. Ho assistito a numerose riunioni sui Diritti del popolo palestinese. Sono stupefatto che si continui ad insistere sulla pazienza mentre i nostri fratelli e le nostre sorelle palestinesi sono crocifissi. La pazienza è una virtù nella quale io credo. Ma non c’è alcuna virtù nell’essere pazienti con la sofferenza degli altri. Noi dobbiamo agire con tutto il nostro cuore per mettere fine alle sofferenze del popolo palestinese (…) Tengo ugualmente a ricordare ai miei fratelli e sorelle israeliani che, anche se hanno lo scudo protettore degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza, nessun atto di intimidazione cambierà la Risoluzione 181, adottata 61 anni fa, che invita alla creazione di due Stati. Vergognosamente, oggi non c’è uno Stato palestinese che noi possiamo celebrare e questa prospettiva appare più lontana che mai. Qualunque siano le spiegazioni, questo fatto centrale porta derisione all’ONU e nuoce gravemente alla sua immagine ed al suo prestigio. Come possiamo continuare così?».


L’ambasciatore Miguel d’Escoto Brockmann è un sacerdote cattolico, teologo della liberazione. Personalità morale riconosciuta, è stato eletto per acclamazione, il 4 giugno 2008, Presidente dell’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.