31 ottobre 2008

Presentazione del libro 'Memoria'


Venerdì 7 novembre alle ore 20.30
presso la Cooperativa Insieme
via della Scola 88 - Vicenza
Salman Natour
presenterà il suo libro
'Memoria'
di recente tradotto in italiano.
Ci intratterremo con questo scrittore, dal duplice riferimento identitario palestinese e druso (clicca per vedere chi sono i drusi).

Salman Natour scrittore, poeta e giornalista palestinese, nasce nel 1949 a sud di Haifa nella quale oggi vive con la moglie Nada e i quattro figli.
Dopo gli studi di filosofia ha dedicato tutto il suo interesse alla questione arabo-israeliana con particolare attenzione al problema dei profughi e alle loro testimonianze attraverso racconti e memorie del popolo palestinese.
L’esercizio del suo lavoro di giornalista e scrittore impegnato, scomodo al governo israeliano, ha limitato la sua libertà non solo professionale ma privata e quotidiana. Salman, cresciuto in villeggio druso, vive inoltre sulla sua pelle i conflitti d’identità della sua comunità.
Natour è stato il primo presidente dell’associazione degli scrittori arabi in Israele.
Dal 1968 al 1990 cura le pagine culturali del quotidiano «al-Ittihad» e della rivista «al-Jadid» di Haifa.
Membro della direzione del centro “Adalla”, oggi dirige la rivista “Qadaya isra’iliyya” e tiene conferenze universitarie sulla filosofia araba e sulla cultura palestinese.
Ha inoltre partecipato alla realizzazione di diverse fondazioni allo scopo di promuovere lo sviluppo della musica araba, la formazione culturale della società palestinese in Israele e ha contribuito alla nascita del centro artistico per arabi-ebrei per la pace contro l’occupazione.
Fino ad oggi ha pubblicato una trentina di libri di vario genere romanzi, libri per bambini e testi teatrali., alcuni dei quali stanno per essere tradotti in inglese, francese e italiano.
Tra le sue opere più conosciute : “D’akira” ( Memoria ) , “Uà Ma nasina” (Non abbiamo ancora dimenticato) ,“Intidar” (In attesa).“Safar alla safa” (viaggio nel viaggio).

Ringraziamento dal Remedial Education Center di Jabalia

Ricordate che con il ricavato della cena palestinese del 27 ottobre 2007 avevamo dato un contributo di 500 euro al REC (Centro per il Recupero educativo) di Jabalia, nella Striscia di Gaza (vedi post)?
Nel febbraio di quest'anno il Centro era poi stato danneggiato dall'incursione israeliana nella Striscia (vedi post 1 e post 2).
Così il 19 aprile abbiamo organizzato una ulteriore cena palestinese straordinaria per contribuire al ripristino del Centro, con un utile netto di ulteriori 1600 euro, che abbiamo inviato laggiù.
Ora il REC ci ha inviato questo attestato di ringraziamento per il 'gradito finanziamento che lo aiuta a continuare il suo impegno umanitario nel servire i bambini palestinesi marginalizzati e le loro famiglie".
(per vedere meglio l'attestato clicca sull'immagine)


30 ottobre 2008

Tre libri da promuovere, diffondere e presentare

Il saggio di Ilan Pappe stabilisce un nuovo paradigma di interpretazione del conflitto israelo-palestinese. “Se questo è stato”, le implicazioni di natura morale e politica sono enormi, perché definire pulizia etnica quello che Israele fece nel ’48 significa accusare lo Stato d’Israele di un crimine contro l’umanità. Per questo, secondo Pappe, il processo di pace si potrà avviare solo dopo che gli israeliani e l’opinione pubblica mondiale avranno ammesso questo “peccato originale”. E la consapevolezza che “questo è stato” implica la messa in discussione della stessa risoluzione 181 di partizione del 29 novembre 1947, un passo necessario verso uno stato laico e democratico nella Palestina storica.

Il saggio di Yitzhak Laor esamina le motivazioni del nuovo filosemitismo europeo, in particolare di quello della sinistra europea. Costringe tutti/e a guardarsi in uno specchio. Spiega perché, come è avvenuto ad esempio contro la campagna di boicottaggio della Fiera del Libro di Torino, tutti si sono uniti al coro filoisraeliano. E’ una prima risposta alla domanda di Ilan Pappe: “perché l’Europa e il mondo occidentale permettono a Israele di fare quello che fa?”

Le poesie di Aharon Shabtai (clicca per leggerne alcune) confermano come il linguaggio dell’arte riesca meglio di ogni altro a raggiungere la dimensione della verità e a indurna la condivisione.